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MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO DECRETO 16 giugno 2005
Linee guida di programmazione forestale.

Gazzetta Ufficiale N. 255 del 02 Novembre 2005

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IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO

Visto l'art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57, che al comma 1
delega il Governo ad emanare decreti legislativi per la
modernizzazione nei settori dell'agricoltura, delle foreste, della
pesca e dell'acquacoltura e al comma 3, lettera i), stabilisce che
detti decreti legislativi siano diretti a creare condizioni per
favorire lo sviluppo sostenibile del sistema forestale, in aderenza
ai criteri e ai principi individuati dalle conferenze ministeriali
sulla protezione delle foreste in Europa;
Visto il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, recante
orientamento e modernizzazione del settore forestale, che all'art. 3,
comma 1, affida al Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e al Ministero delle politiche agricole e forestali,
ciascuno per quanto di propria competenza, l'incarico di emanare
linee guida in materia forestale, in relazione alle quali le regioni
definiscono le linee di tutela, conservazione, valorizzazione e
sviluppo del settore forestale nel territorio di loro competenza,
attraverso la redazione e la revisione di propri piani forestali;
Vista la convenzione per la protezione delle Alpi, firmata a
Salisburgo nel novembre 1991, che fissa gli obiettivi per una
corretta politica ambientale per la salvaguardia a lungo termine
dell'ecosistema alpino nonche' la tutela degli interessi economici
delle popolazioni residenti ed il relativo protocollo per le foreste
montane, con lo scopo di conservare le foreste montane come habitat
quasi naturale e, quando cio' sia necessario, di svilupparle o di
aumentare l'estensione e di migliorare la loro stabilita';
Vista la convenzione sulla diversita' biologica, sottoscritta a Rio
de Janeiro il 5 giugno 1992 e ratificata con la legge 14 febbraio
1994, n. 124;
Considerato che nel corso della sesta conferenza delle parti
firmatarie della convenzione sulla diversita' biologica, tenutasi
all'Aja nel 2002, e' stata adottata la decisione VI/22 che
nell'allegato I definisce un programma di lavoro per la conservazione
della diversita' biologica forestale, considerata elemento
insostituibile per la complessiva conservazione della diversita'
biologica anche in relazione al rapporto foreste - clima e che
ribadisce piu' volte l'importanza della gestione forestale
sostenibile;
Vista la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici, adottata a New York il 9 maggio 1992 ed il protocollo di
Kyoto del dicembre 1997 che ne rappresenta uno degli strumenti
attuativi e che riconosce alle foreste un ruolo significativo nelle
politiche di stabilizzazione del clima per la loro capacita' di
fissazione del carbonio;
Vista la convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla
desertificazione (United Nations convention to combat desertification
- UNCCD) del 17 giugno 1994, ratificata con la legge 4 giugno 1997,
n. 170;
Vista la convenzione sul commercio internazionale delle specie
minacciate di estinzione della flora e della fauna (CITES) firmata a
Washington il 3 marzo 1973 e ratificata con la legge 19 dicembre
1975, n. 874;
Visti gli esiti della conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e
sviluppo (UNCED), tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, che hanno dato
concretezza al concetto di gestione forestale sostenibile (GFS),
definendone le tre principali dimensioni, ecologica (conservazione
delle risorse boschive), sociale (impatti sociali positivi) ed
economica (efficienza nell'organizzazione dell'offerta dei prodotti o
dei servizi forestali), e hanno affermato un quadro di principi volti
ad ottenere un consenso globale sulla gestione, la conservazione e lo
sviluppo sostenibile di tutte le tipologie di foreste, noti con la
denominazione di principi forestali; tali principi accompagnano il
capitolo 11 di agenda 21, dedicato alla strategia contro la
deforestazione;
Viste le proposte d'azione del comitato intergovernativo sulle
foreste (Intergovernmental panel on forest, IPF 1995-97) e del Forum
intergovernativo sulle foreste (Intergovernmental forum on forest,
IFF 1997-2000) per la promozione di politiche nazionali ed
internazionali per una gestione forestale sostenibile, che hanno
trovato seguito a partire dal 10 ottobre 2000 nel programma
pluriennale di lavoro del Forum delle Nazioni Unite sulle foreste
(United Nations forum on forests, UNFF);
Considerata la particolare attenzione rivolta alle politiche di
pianificazione forestale nazionale in ambito FAO;
Visto il VI programma di azione per l'ambiente della Comunita'
europea 2001-2010 (decisione n. 1600/2002/CE);
Visto il piano d'azione dell'Unione europea contro il commercio
illegale del legno (FLEGT) adottato il 13 ottobre 2003;
Vista la direttiva 92/43/CEE del consiglio del 21 maggio 1992
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e
della flora e della fauna selvatiche che promuove la costituzione di
una rete ecologica europea coerente, denominata Natura 2000,
costituita da zone speciali di conservazione (ZSC) e da zone di
protezione speciale (ZPS) recepita in Italia dal decreto del
Presidente della Repubblica dell'8 settembre 1997, n. 357
successivamente modificato ed integrato dal decreto del Presidente
della Repubblica del 12 marzo 2003, n. 120;
Visto il regolamento (CE) n. 1782/2003 del 29 settembre 2003 che
stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno diretto
nell'ambito della politica agricola comune (PAC), recepito in Italia
con il decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali del
5 agosto 2004, recante disposizioni per l'attuazione della riforma
della politica agricola comune, ed in particolare il criterio della
condizionalita';
Vista la proposta di regolamento del consiglio sullo sviluppo
rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale
(FEASR) del 14 luglio 2004;
Considerato che l'Italia, aderendo al processo Paneuropeo delle
conferenze ministeriali sulla protezione delle foreste in Europa
(MCPFE), ha fatto proprio il concetto di gestione forestale
sostenibile (GFS) cosi' come definito dalle risoluzioni di Strasburgo
(1990), Helsinki (1993), Lisbona (1998) e Vienna (2003) ed in
particolare dalla risoluzione H1 di Helsinki del 1993, che chiede una
«gestione corretta e l'uso delle foreste e dei terreni forestali
nelle forme e a un tasso di utilizzo tali da mantenere la loro
diversita' biologica, produttivita', capacita' di rinnovazione,
vitalita' e una potenzialita' che assicuri, adesso e in futuro,
rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale,
nazionale e globale tali da non comportare danni ad altri
ecosistemi»;
Considerato che, al fine di dare integrale ed armonica applicazione
alle disposizioni del richiamato art. 3, commi 1 e 2, del decreto
legislativo 18 maggio 2001, n. 227, e' opportuno prefigurare un
sistema di programmazione forestale concertato con i diversi attori
titolari di competenze in materia, che tenga conto degli aspetti
della tutela, della valorizzazione, dello sviluppo e del monitoraggio
nel settore forestale, con particolare riguardo alla gestione
forestale sostenibile al fine di calare nella realta' italiana gli
indirizzi maturati in ambito internazionale contenuti nelle
convenzioni e trattati sottoscritti dal nostro Paese;
Considerato che in tale ottica lo Stato italiano, inteso nella
pluralita' delle sue articolazioni centrali e regionali, intende
fornire un quadro di riferimento per sviluppare linee programmatiche
ed interventi puntuali sul territorio;
Vista l'intesa, sancita ai sensi dell'art. 8, comma 6 delle legge
5 giugno 2003, n. 131, dalla conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano,
nella seduta del 15 luglio 2004, repertorio atti n. 2049, sulle linee
guida di programmazione forestale previste dall'art. 3, comma 1, del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;

Decreta:

1. Sono emanate ai sensi dell'art. 3 del decreto legislativo
18 maggio 2001, n. 227, le seguenti linee guida in materia forestale
che hanno lo scopo di valutare lo stato di conservazione del settore
in relazione alla tutela della biodiversita' e di individuare
elementi di indirizzo per la programmazione che le regioni attueranno
nel rispetto degli impegni internazionali e della normativa
comunitaria e nazionale in materia ed in considerazione delle
strategie, dei criteri e degli indicatori da essi individuati.
I. Le foreste in Italia

Secondo l'ultimo inventario forestale nazionale del 1985
(MAF/ISAFA, 1988), la superficie forestale italiana ammonta a
8.675.100 ettari, includendo nel bosco 2.160.900 ettari di formazioni
arbustive, rupestri e riparie.
Le prime proiezioni dei dati relativi al nuovo inventario forestale
nazionale (inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di
carbonio), confermano una stima di superficie complessiva del
patrimonio forestale italiano di circa 10,5 milioni di ettari.
Secondo i dati ISTAT 2000, il 53% della superficie forestale e'
governata a ceduo e ceduo composto, la cui eta' media e' di circa 20
anni, e il 43% a fustaia, la cui eta' non e' molto superiore a quella
dei cedui, attestandosi su una media di 40 anni. Il restante 4% e'
coperto da macchia mediterranea.
Nel 1985 la massa legnosa dei cedui era in media di 88 m3 per
ettaro, mentre la provvigione delle fustaie era pari a 178 m3 per
ettaro. L'incremento medio delle fustaie era pari a 4,3 m3 ettaro
l'anno.
A partire dalla meta' degli anni ottanta si e' assistito ad un
minor prelievo di legno, che si e' ormai attestato intorno a 10 Mm3
all'anno, compreso quello fuori foresta, che costituisce il 2% della
provvigione forestale (EUROSTAT, 1995). Questo minor prelievo di
legno ha comportato un aumento della provvigione dei nostri boschi
pari a circa 34 Mm3 l'anno, che tuttavia non ha ancora raggiunto,
soprattutto per quanto riguarda le fustaie, i valori ottimali per
garantire la stabilita' e l'equilibrio dinamico degli ecosistemi
forestali.
Le utilizzazioni legnose dell'ultimo trentennio sono state
caratterizzate da un andamento ciclico. Nel 1997 (ISTAT, 2000) il
prelievo del legno da ardere assommava a circa 5,1 Mm3 e quello del
legname da lavoro a 3,8 Mm3. Di questi circa il 72% era costituito da
legname di latifoglie, destinato principalmente a tondame da sega.
Attualmente la pioppicoltura, con soltanto circa 100.000 ettari di
superficie, fornisce quasi il 50% della produzione italiana di legno
tondo.
Una delle caratteristiche principali del comparto forestale e' la
frammentazione della proprieta', essendo la superficie forestale per
il 61,5% di proprieta' privata, per il 27,5% dei Comuni, per il 7%
del demanio statale e regionale e per il 5% di altri enti pubblici.
Va inoltre rilevato che un elevato numero di aziende
agricolo-forestali private ha una superficie inferiore ai 5 ettari e
che assai limitata e' anche la gestione aziendale associata (circa
200.000 ettari).
Gli habitat forestali caratterizzano la maggior parte delle aree
naturali protette istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n.
394, e buona parte dei siti Natura 2000 individuati ai sensi delle
direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE. La superficie forestale compresa
nelle aree naturali protette iscritte nel V aggiornamento dell'elenco
ufficiale delle aree naturali protette e' pari a circa 1.760.000
ettari e sommata alla superficie forestale dei siti Natura 2000 non
compresi nelle aree protette iscritte in elenco ammonta
complessivamente a circa 3 milioni di ettari.
Assicurare la continuita' spaziale dei soprassuoli forestali su
vaste aree, attraverso diversi regimi di tutela che riguardino anche
i corridoi ecologici e le zone di interconnessione, costituisce uno
degli elementi fondamentali per combattere il fenomeno della
frammenta-zione degli ecosistemi forestali, fenomeno alla base dei
processi di perdita di biodiversita' animale e vegetale a tutti i
livelli.
I boschi italiani costituiscono un grande serbatoio di
biodiversita' come testimonia la presenza nel nostro Paese di due
terzi del patrimonio floristico arboreo europeo.
Da qui la necessita' di mantenere i boschi italiani in condizioni
ottimali non solo strutturali, favorendo la diversificazione
floristica e l'incremento di biomassa, ma anche funzionali,
mantenendo e/o ripristinando il loro stato di conservazione e la loro
capacita' di rinnovazione; le condizioni strutturali e funzionali del
bosco devono essere controllate attraverso opportuni programmi di
monitoraggio.
Oltre un quarto della superficie forestale nazionale non presenta
uno stato ottimale di salute: tra i principali fattori di disturbo
degli ecosistemi forestali possiamo individuare gli incendi e, in
subordine, il pascolo e i fenomeni di inquinamento e i cambiamenti
climatici su vasta scala.
Riguardo agli incendi boschivi nell'ultimo decennio sono stati
percorsi dal fuoco in media circa 100.000 ettari l'anno; la media del
periodo 1997-2003 e' pari a 95.248 ettari di cui circa la meta'
boscata e l'altra meta' non boscata, con una superficie media
interessata da ciascun evento pari a circa 10,5 ettari per incendio;
il fenomeno risulta assai preoccupante anche in relazione al bilancio
assorbimento-emissione di CO2 nell'atmosfera.
Per quanto concerne i fenomeni di deperimento, questi hanno
interessato soprattutto i consorzi di latifoglie, sebbene l'abete
bianco sembri risultare una delle specie piu' sensibili. La causa
principale dei fenomeni di deperimento per l'Europa meridionale e'
stata individuata nell'intensificarsi dei periodi di siccita', mentre
l'inquinamento atmosferico e' stato riconosciuto essere uno dei
fattori principali di indebolimento.
Si evidenzia l'importanza del sistema produttivo della filiera
foresta-legno, in quanto rappresenta il 5% della produzione
manufatturiera e contribuisce al 15% del saldo attivo della bilancia
commerciale.

II. Considerazioni generali

Le foreste svolgono un ruolo multifunzionale strategico: sono una
fonte di energia rinnovabile, forniscono protezione dalle catastrofi
naturali, agiscono come serbatoi di carbonio, fungono da tampone
contro i cambiamenti ambientali, sono fra i fattori determinanti
dell'equilibrio del ciclo dell'acqua, sono una fonte di materia prima
per importanti settori produttivi e svolgono un'importante funzione
didattica e ricreativa.
Da sempre le foreste hanno fatto parte della storia del genere
umano, di cui conservano numerose tracce e aspetti culturali. Tutte
le amministrazioni competenti in materia forestale si impegnano a
preservare e valorizzare questa ricchezza naturale con azioni
politiche mirate.
Occorre aumentare gli sforzi necessari a preservare la naturale
diversita' delle specie e degli habitat forestali, ottimizzare i
metodi di gestione delle aree protette esistenti e ove possibile
ampliarle, in modo da includere in esse un ampio spettro di tipologie
di boschi e da creare collegamenti che limitino i problemi legati
alla eccessiva frammentazione degli habitat.
Appare di fondamentale importanza individuare una politica
nazionale di sviluppo rurale nella quale la foresta assuma un ruolo
centrale nell'ottica degli impegni sottoscritti a Kyoto nel 1997 e
nei successivi accordi negoziali sul contenimento delle emissioni di
gas-serra nell'atmosfera, prevedendo la razionale gestione
selvicolturale, nonche' opere di forestazione e riforestazione nel
rispetto anche dei principi di conservazione della biodiversita' e di
lotta alla desertificazione.
Tutti i responsabili dei diversi settori legati alle foreste devono
strettamente collaborare per la protezione e il corretto utilizzo dei
boschi, in modo da raggiungere gli obiettivi di tutela dell'ambiente,
di rafforzamento della competitivita' della filiera foresta-legno e
di miglioramento delle condizioni economico sociali delle realta'
rurali, tenendo conto delle diverse esigenze. I programmi forestali
regionali acquistano, in questo contesto, un ruolo essenziale.
Una gestione forestale sostenibile e' realizzabile ed efficace nel
lungo periodo tenendo nel giusto conto il valore economico dei beni e
dei servizi offerti dal patrimonio boschivo. In particolare, nelle
zone rurali e montane le foreste costituiscono un'importante, se non
la principale, fonte di lavoro e di guadagno. Diventa essenziale,
allora, prevedere un'efficace politica economica che prenda in
considerazione questo aspetto, anche in collaborazione con altre
realta' sociali ed economiche.
Le azioni che saranno intraprese per perseguire una gestione
forestale sostenibile, a seguito dell'azione di indirizzo realizzata
dall'amministrazione centrale, dovranno trovare una giusta
collocazione nell'ambito dei nuovi strumenti di programmazione
presentati dalle regioni in base ai regolamenti comunitari per la
razionalizzazione di tutte le misure attualmente in vigore relative
al miglioramento delle aziende, alla trasformazione e alla
commercializzazione dei prodotti offerti dal patrimonio boschivo e
allo sviluppo rurale.

III. Obiettivi strategici della politica forestale nazionale

Gli obiettivi strategici della politica forestale discendono
soprattutto dalla necessita' di collocare la conservazione e la
valorizzazione delle foreste e dei prodotti forestali in un approccio
globale di gestione sostenibile delle risorse naturali rinnovabili e
piu' genericamente del territorio, tenendo conto di tutte le
componenti ecologiche, socio-culturali ed economiche nel rispetto
degli impegni internazionali e comunitari sottoscritti, in
particolare in attuazione delle risoluzioni delle conferenze
ministeriali per la protezione delle foreste in Europa (MCPFE).
Le presenti linee guida in materia forestale sono volte ai seguenti
obiettivi strategici:
1. la tutela dell'ambiente, attraverso il mantenimento, la
conservazione e l'appropriato sviluppo della biodiversita' negli
ecosistemi forestali e il miglioramento del loro contributo al ciclo
globale del carbonio, il mantenimento della salute e vitalita'
dell'ecosistema forestale, il mantenimento, la conservazione e lo
sviluppo delle funzioni protettive nella gestione forestale, con
particolare riguardo all'assetto idrogeologico e alla tutela delle
acque;
2. il rafforzamento della competitivita' della filiera
foresta-legno attraverso il mantenimento e la promozione delle
funzioni produttive delle foreste - sia dei prodotti legnosi che non
- e attraverso interventi tesi a favorire il settore della
trasformazione e utilizzazione della materia prima legno;
3. il miglioramento delle condizioni socio-economiche locali ed
in particolare degli addetti, attraverso l'attenta formazione delle
maestranze forestali, la promozione di interventi per la tutela e la
gestione ordinaria del territorio in grado di stimolare l'occupazione
diretta e indotta, la formazione degli operatori ambientali, delle
guide e degli addetti alla sorveglianza del territorio dipendenti
dalle amministrazioni locali, l'incentivazione di iniziative che
valorizzino la funzione socio-economica della foresta, assicurando un
adeguato ritorno finanziario ai proprietari o gestori.
Per il raggiungimento di questi obiettivi, risultano strategici la
buona conoscenza del territorio in generale e forestale in
particolare, la pianificazione forestale ai vari livelli (regionale,
eventualmente sub-regionale e soprattutto aziendale), condivisa
attraverso la sensibilizzazione e la compartecipazione di tutte le
componenti sociali interessate al territorio stesso. Occorre quindi
incentivare in vario modo le attivita' volte alla conoscenza e alla
pianificazione del territorio forestale.
Per rendere detta pianificazione e la relativa gestione piu'
efficace e duratura risulta opportuno cercare di accorpare ed
ampliare il piu' possibile le unita' territoriali di gestione, al
fine di favorire una gestione economica autonoma attraverso strumenti
pianificatori che abbiano obiettivi multipli e lungimiranti, di
concreta applicabilita' e da sostenere nel tempo con i necessari
impegni ai vari livelli economici ed organizzativi che permettano la
continuita' degli interventi di gestione forestale sostenibile ed il
relativo monitoraggio, favorendo altresi' la certificazione di buona
gestione forestale.
Per gli stessi obiettivi settore strategico e' quello della ricerca
che va sviluppata maggiormente sia relativamente agli aspetti
naturalistici - in particolare per quanto riguarda la salvaguardia
della biodiversita' con la conservazione in situ ed ex situ del
patrimonio forestale (specie, provenienza, variabilita' genetica
intra specifica), la relativa attivita' vivaistica, il monitoraggio
dello stato di conservazione ed il ruolo delle foreste nel ciclo del
carbonio - sia per quanto riguarda gli aspetti economici con indagini
di mercato sui prodotti forestali (legnosi e non legnosi, turistico -
ricreativi, ambientali, ecc.) e con le innovazioni tecnologiche per
il miglioramento dei macchinari per l'esbosco e l'utilizzo del
legname, la valorizzazione delle specie legnose nazionali, lo
sviluppo dell'arboricoltura da legno, l'incentivazione del riciclo e
riutilizzo.
IV. Criteri generali di intervento per una gestione forestale
sostenibile

Le regioni verificano lo stato e le caratteristiche delle risorse
forestali in relazione all'economia nazionale e regionale e alla
situazione ambientale generale con particolare riferimento alla
conservazione della biodiversita'.
Le regioni pianificano la gestione e lo sviluppo del settore
forestale mediante la redazione di piani forestali che tengano conto
del ruolo multifunzionale della foresta e che rispondano agli
obiettivi strategici e agli indirizzi internazionali, comunitari e
nazionali precedentemente esposti, al fine di raggiungere una
gestione ottimale degli ecosistemi forestali.
Le regioni possono prevedere piani forestali per ambiti
territoriali specifici, al fine di rendere piu' agevole l'attuazione
della politica forestale a livello locale.
I piani di gestione forestale devono essere definiti tenendo in
considerazione le presenti linee guida e devono essere aggiornati
periodicamente.
La gestione forestale nelle aree naturali protette dovra'
conformarsi agli indirizzi di gestione forestale sostenibile e di
politica forestale adottati dalle regioni secondo le presenti linee
guida, nel rispetto ed in applicazione della normativa nazionale e
comunitaria vigente per tali aree.
La gestione forestale dei siti Natura 2000 dovra' anche tenere in
considerazione le «Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000»
emanate con il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio 3 settembre 2002.
Le regioni dovranno rendere consultabile sui rispettivi siti
Internet un quadro, annualmente aggiornato grazie a specifici
programmi di monitoraggio, della pianificazione forestale a livello
regionale, sub-regionale ed aziendale (intercomunale, comunale ed ove
possibile privata), con evidenziati i comuni e le rispettive
superfici oggetto di pianificazione e il periodo di valenza del
piano.
Le azioni che verranno adottate dalle regioni attraverso i piani
forestali dovranno tenere conto dei sei criteri per una gestione
forestale sostenibile, individuati nell'allegato I della risoluzione
L2 della conferenza interministeriale di Lisbona (2-4 giugno 1998), e
degli indicatori quantitativi e qualitativi ad essi correlati,
secondo quanto riportato nel documento «Indicatori paneuropei
affinati per la gestione forestale sostenibile» adottato nell'ambito
dei lavori dalla conferenza interministeriale di Vienna (7-8 ottobre
2002). Tali criteri ed indicatori definiscono gli elementi essenziali
e l'insieme delle condizioni o dei processi attraverso i quali puo'
essere conseguita una gestione forestale sostenibile:
1. Mantenimento e appropriato sviluppo delle risorse forestali e
loro contributo al ciclo globale del carbonio:
a) la gestione forestale deve mirare al mantenimento ed al
miglioramento del valore economico, ecologico, culturale e sociale
delle risorse forestali, compresi acqua, suolo, flora e fauna;
b) le pratiche di gestione forestale devono salvaguardare la
quantita' e la qualita' delle risorse nel medio e nel lungo periodo
bilanciando l'utilizzazione col tasso di incremento e preferendo
tecniche che minimizzino i danni diretti ed indiretti alle risorse
forestali, idriche, al suolo ed alle risorse di flora e di fauna;
c) la gestione forestale contribuisce all'azione di mitigazione
ed adattamento ai cambiamenti climatici a livello globale attraverso
l'adozione di pratiche volte a massimizzare la capacita' di
assorbimento del carbonio delle foreste e la realizzazione di opere
di imboschimento e rimboschimento.
2. Mantenimento della salute e vitalita' dell'ecosistema
forestale:
a) la salute e la vitalita' delle foreste devono essere
periodicamente monitorate, soprattutto in relazione a fattori di
perturbazione biotici (insetti e patogeni) e abiotici (incendi e
fenomeni climatici);
b) la prevenzione e lotta agli incendi boschivi deve essere
effettuata anche attraverso operazioni selvicolturali di pulizia del
sottobosco e cure colturali del soprassuolo (potature, sfolli,
diradamenti) negli ambiti piu' opportuni;
c) i piani di gestione forestale, o loro equivalenti, devono
essere definiti in modo da minimizzare i rischi di fenomeni di
degrado agli ecosistemi forestali;
d) le pratiche di gestione forestale devono rispettare il piu'
possibile i processi naturali favorendo la diversita' genetica e
strutturale;
e) nell'imboschimento e nel rimboschimento devono essere
utilizzate specie autoctone e provenienze il piu' possibile locali,
adatte alla stazione fitoclimatica e comunque non invasive;
f) l'uso di sostanze chimiche di sintesi deve essere ridotto il
piu' possibile prendendo in considerazione misure alternative
selvicolturali e biologiche;
g) sono da evitare le pratiche selvicolturali in grado di
influire negativamente sulle risorse idriche e sugli ecosistemi
fluviali;
h) le azioni che mirano a ridurre l'inquinamento atmosferico
devono essere incentivate e deve essere valutato in maniera
approfondita l'impatto che questo inquinamento ha sui diversi
ecosistemi forestali;
i) laddove siano riscontrabili danni riconducibili direttamente
od indirettamente ad agenti inquinanti saranno adottate azioni contro
questi ultimi e pratiche specifiche per il recupero della
funzionalita' dell'ecosistema forestale.
3. Mantenimento e promozione delle funzioni produttive delle
foreste (prodotti legnosi e non):
a) il patrimonio boschivo nazionale deve essere migliorato e
accresciuto mirando ad una gestione sostenibile che consenta il
mantenimento delle diverse attivita' economiche dei beni e servizi
prodotti dalle foreste;
b) la gestione deve tendere a mantenere e migliorare la
produzione diversificata di prodotti e servizi nel lungo periodo;
c) il tasso di utilizzazione - sia dei prodotti forestali
legnosi che di quelli non legnosi - deve incidere sull'incremento
produttivo, cioe' sugli interessi e non sul capitale forestale, non
eccedendo la quota che puo' essere prelevata nel lungo periodo,
assicurando quindi il rinnovo ciclico dei prodotti prelevati;
d) adeguate infrastrutture, quali strade, piste di esbosco o
ponti, devono essere pianificate, realizzate e mantenute in modo tale
da assicurare l'efficiente distribuzione di prodotti e servizi, e
minimizzare nello stesso tempo gli impatti negativi sull'ambiente;
e) il settore della trasformazione, commercializzazione ed
utilizzazione della materia prima legno deve essere favorito;
f) le opere di imboschimento finalizzate anche alla produzione
legnosa devono essere incentivate;
g) la produzione del legno quale fonte di energia rinnovabile
insieme allo sviluppo e la creazione di filiere collegate allo
sfruttamento energetico delle biomasse forestali devono essere
promosse prioritariamente nei contesti rurali e nelle aree montane;
h) la certificazione forestale e la rintracciabilita' del legno
devono essere promosse ai vari livelli quali strumenti di garanzia
dell'adeguamento delle forme di gestione boschiva ai criteri di buona
pratica forestale internazionalmente riconosciuti;
i) il fenomeno dell'importazione di legname tagliato
illegalmente deve essere contrastato con tutti i mezzi possibili
comprese le campagne di sensibilizzazione e la certificazione del
prodotto legno;
j) la conversione di aree agricole abbandonate e di aree non
boscate in aree boscate deve essere presa in considerazione ogni
qualvolta cio' puo' aumentarne il valore economico, ecologico,
sociale e/o culturale;
k) e' opportuno favorire la creazione di albi delle imprese
qualificate che operano in campo forestale.
4. Mantenimento, conservazione e adeguato sviluppo della
diversita' biologica negli ecosistemi forestali:
a) la pianificazione della gestione forestale deve tendere alla
conservazione e al miglioramento della biodiversita' a livello di
ecosistema, di specie, di varieta' e, dove appropriato, a livello di
paesaggio;
b) la pianificazione della gestione forestale, l'inventario sul
terreno e la mappatura delle risorse forestali devono includere i
biotopi ecologicamente importanti, prendendo in considerazione gli
ecosistemi forestali protetti, rari, sensibili o rappresentativi,
aree ripariali e biotopi umidi, aree che ospitano specie endemiche e
habitat di specie minacciate (come definite in liste di riferimento
riconosciute), cosi' come le risorse genetiche in situ protette o in
via di estinzione;
c) l'introduzione di specie aliene potenzialmente invasive deve
essere evitata ove possibile e comunque controllata e l'impatto delle
specie gia' introdotte mitigato;
d) bisogna promuovere, ove necessario, forme di conservazione
ex situ del patrimonio genetico forestale, necessarie innanzitutto al
fine di integrare i provvedimenti per la conservazione in situ;
e) devono essere sostenuti, mantenuti e valorizzati i sistemi
di gestione forestale tradizionali e locali che hanno creato
ecosistemi di valore;
f) le infrastrutture devono essere pianificate in modo da
minimizzare i danni agli ecosistemi forestali, specialmente agli
ecosistemi rari, sensibili, o rappresentativi e alle riserve
genetiche, tenendo in considerazione che spesso gli ecosistemi
forestali costituiscono aree vitali per specie minacciate o
significative nei loro percorsi migratori;
g) la pressione delle popolazioni animali e del pascolamento
deve consentire la rinnovazione, la crescita e il mantenimento delle
risorse e della varieta' della foresta;
h) le pratiche di gestione forestale devono mirare a mantenere
ed incrementare la diversita' biologica di tutti gli ecosistemi
collegati. Particolare importanza assume ogni iniziativa di
ricostituzione della biodiversita' nelle aree ad elevata
antropizzazione ed utilizzazione agraria;
i) la perdita di biodiversita' dovuta alla eccessiva
frammentazione del territorio ed al cambiamento di uso del suolo deve
essere prevenuta, mitigata ed eventualmente compensata;
j) occorre promuovere ed incentivare l'istituzione di nuove
aree protette e la loro corretta gestione.
5. Mantenimento e adeguato sviluppo delle funzioni protettive
nella gestione forestale (in particolare suolo e acqua):
a) la pianificazione della gestione forestale deve mirare a
mantenere e ad accrescere le funzioni protettive della foresta: la
funzione di protezione del suolo dall'erosione, la funzione di
protezione e regimazione delle risorse idriche, la funzione di
protezione da altri fenomeni idrogeologici avversi quali frane,
alluvioni e valanghe, la funzione di protezione dei centri abitati e
delle infrastrutture;
b) le aree forestali che rivestono specifiche e riconosciute
funzioni protettive devono essere censite e i piani di gestione
forestale, o loro equivalenti, devono tenere conto delle
caratteristiche di queste aree;
c) deve essere prestata particolare attenzione alle operazioni
selvicolturali su suoli sensibili e su aree soggette a possibile
erosione. In tali zone devono essere evitate tecniche selvicolturali
inappropriate e l'uso di macchinari non idonei;
d) deve essere prestata particolare attenzione alle attivita'
di gestione forestale su aree con funzioni di protezione e
regimazione delle acque per evitare effetti negativi sulla qualita' e
quantita' delle risorse idriche;
e) la costruzione delle infrastrutture forestali, quali piste e
vie di esbosco, deve essere effettuata in modo da minimizzare gli
impatti sui suoli con particolare riguardo ai fenomeni di erosione,
degradazione e compattazione nonche' all'impermeabilizzazione,
preservando la funzionalita' idraulica ed il livello di naturalita'
dei corsi d'acqua.
6. Mantenimento di altre funzioni e condizioni socio-economiche:
a) la gestione sostenibile di ecosistemi forestali puo'
concretizzarsi anche nel perseguimento della sostenibilita'
economica;
b) le funzioni non produttive delle foreste devono essere
rispettate e tutelate con particolare riguardo alla possibilita' di
sviluppo delle aree rurali e alle nuove opportunita' di occupazione
connesse con l'attivita' forestale;
c) si deve favorire l'accorpamento della gestione e, ove
possibile, della proprieta', attualmente eccessivamente frazionata,
in quanto il binomio ambiente - economia, in campo forestale, puo'
trovare successo in ambiti territoriali relativamente grandi, gestiti
in modo unitario e quindi secondo una programmazione lungimirante e
sostenibile, con reali impatti positivi sull'occupazione e sul
mercato locali;
d) la gestione forestale deve essere attuata nel rispetto e
promuovendo l'impiego delle esperienze e delle conoscenze forestali
locali;
e) le maestranze forestali devono essere opportunamente formate
ed addestrate sui temi della sicurezza sul lavoro;
f) le funzioni socio-economiche, culturali, ricreative e il
valore estetico delle foreste devono essere valorizzate;
g) gli interventi per la tutela e la manutenzione ordinaria del
territorio devono essere effettuati periodicamente con continuita' e
costanza nel tempo, compatibilmente con le risorse economiche
disponibili;
h) la formazione degli operatori ambientali, delle guide, della
polizia provinciale e delle guardie venatorie deve essere
incentivata;
i) l'educazione ambientale deve essere promossa a tutti i
livelli scolastici;
j) eventuali agevolazioni fiscali, ai livelli centrale,
regionale e locale, per promuovere la gestione forestale sostenibile
devono essere valutate considerando gli effetti diretti ed indiretti
sulla salvaguardia degli ecosistemi forestali e lo sviluppo locale.
V. Impegni di ordine finanziario

1. Ai sensi di quanto previsto dall'art. 3, comma 1, lettera b) del
decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, il fabbisogno finanziario
per la realizzazione dei piani di cui alle presenti linee guida e'
stimato in termini programmatici in 250 milioni di euro per ciascun
anno del biennio 2006-2007.
2. Lo strumento per la effettiva realizzazione sono i piani
forestali regionali.
3. Al finanziamento dei piani di cui al precedente punto concorrono
i Ministeri interessati nell'ambito delle risorse previste dalla
legislazione vigente e di intese dirette con le regioni in
particolare attraverso gli accordi previsti dall'art. 8 del decreto
del Presidente della Repubblica 20 aprile 1994, n. 367, e attraverso
l'applicazione degli articoli 9 e 10 del medesimo decreto.
4. Qualora risulti che le risorse finanziarie a legislazione
vigente non siano sufficienti per la copertura del fabbisogno
finanziario di cui al punto 1, i Ministeri interessati si attivano,
nell'ambito delle disposizioni normative di settore, affinche' gli
importi non coperti siano reperiti nell'ambito della manovra di
finanza pubblica per il biennio considerato.

Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Roma, 16 giugno 2005
Il Ministro: Matteoli