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Interazione tra campi elettromagnetici e biosistemi: lo stato della ricerca in Italia

Giorgio Lovisolo. ENEA Dipartimento Ambiente

DECRETO

 

(Relazione non pervenuta – Sintesi a cura della segreteria)

Io faccio parte di quella categoria di perdi tempo che ne perde per cercare di approfondire le conoscenze relative ai campi elettromagnetici e alla loro interazione con i biosistemi. Purtroppo il metodo scientifico non prevede il buon senso, prevede i dati e il confronto tra i dati, e io mi devo limitare ad affrontare questo, perché è per questo che vengo pagato dallo Stato.

Le attività che si svolgono nel nostro paese dal punto di vista dell’approfondimento dell’interazione tra campi elettromagnetici e biosistemi è piuttosto vasta ed articolata e fonda le radici in un passato abbastanza lontano; tra questi alcuni Istituti rilevanti per l’introduzione di questa riflessione scientifica e la sua estensione e partecipazione con le attività sul territorio italiano di rilevante livello scientifico. Questa cultura si fonda innanzitutto sull’iniziativa che l’Istituto Superiore di Sanità molti anni fa incominciò e lanciò nel Paese, gruppi consistenti al CNR, l’attività dell’Enea che arrivava da studi legati agli effetti termici e da cui conseguirono poi attività terapeutiche successive, cioè in oncologia e fisioterapia.

Le attività in ENEA sono molteplici ed essendo un gruppo a forte caratterizzazione radiobiologica si sono nel tempo differenziati anche per la diversa destinazione delle nostre attività, permane una grande attività di sperimentazione in vivo e in vitro, ci sono studi dosimetrici di cui si occupa la dottoressa Marino, poi ci sono degli aspetti dosimetrici correlati all’attività di ricerca, di cui mi occupo io sia per quanto riguarda la realizzazione di sistemi espositivi, cioè tali da riprodurre condizioni analoghe a quelle di esposizione ambientale, sia consulenze per la Pubblica Amministrazione in alcuni casi particolari come ad esempio sui siti radiotelevisivi.

I più grossi istituti centrali hanno da tempo esteso la loro attività in questo campo e la risonanza di questa attività si ha nella presenza delle società di ricerca scientifica internazionali che vedono presenti nei board e nei luoghi direttivi molti italiani partecipanti all’attività di ricerca.

Sostanzialmente il problema che ci si pone è di approfondire e meglio conoscere quello che avviene all’interno del biosistema sottoposto a campo elettromagnetico.

La definizione di esposizione è una definizione importante per capire quello che succede poi e per capire quale meccanismo si attiva; in particolare deve essere chiaro di quale fenomeno quantitativo si tratta, perché dire esposizione ai campi elettromagnetici vuol molto poco se non si mette anche a quale campo elettromagnetico e a quale frequenza, perché proprio su di questo si definisce il tipo di meccanismo.

È stato già detto questa mattina, ed è vero perché non vale soltanto per i campi elettromagnetici ma anche per tanti altri agenti tossici, nocivi o meno nocivi, che l’effetto biologico di per sé non produce un effetto sanitario nocivo; i sistemi in vitro, per esempio sono molto sensibili alle sollecitazioni di qualsiasi agente e si trovano dei fenomeni a volte molto significativi a livello di esposizione in vitro, ma anche altri agenti, per esempio basti pensare al calore: una piccola oscillazione su una cultura cellulare di temperatura produce un fenomeno devastante, il nostro corpo può reggere benissimo delle variazioni di temperatura di 10º/15º, senza risentirne in maniera eccessiva. Questo vale nell’approccio di ogni studio per separare il tipo di effetto biologico dall’effetto successivo, che poi è l’effetto di rischio, cioè l’effetto sanitario.

Sostanzialmente si può dividere in maniera molto semplicistica in termico e in non termico gli effetti conosciuti legati al livello dell’organismo e dell’organo, si individua come parametro fisico la potenza assorbita e produce, come abbiamo visto anche questa mattina, effetti che sono termici o a livello di sistema o a livello locale; altri sono invece i tipi di azione che possono avvenire o a livello della coltura cellulare fino alla molecola e di questo si occupano diversi livelli di studio e di approfondimento.

Sostanzialmente questi sono gli aspetti con cui si possono, in maniera semplificativa dividere le attività, quelle che vanno ad individuare i meccanismi d’azione, quelle che vanno a rilevare e a caratterizzare gli effetti biologici e poi la dosimetria e la modellizzazione, che sostanzialmente è una struttura di sostegno che consente di conoscere meglio la distribuzione del campo elettromagnetico, della sua dissipazione nel bersaglio, i livelli di campo elettrico e magnetico e consente anche di riprodurlo per poterlo studiare in condizioni di laboratorio.

Il problema degli elementi confondenti in uno studio è molto elevato ed è il motivo per cui molti studi che sono stati fatti a suo tempo non hanno più riprodotto quei risultati, perché intanto si era anche affinata la procedura sperimentale. Ci sono certi errori che all’inizio non si conoscevano che poi sono stati individuati e separati. I meccanismi d’azione riguardano la modificazione sulla dinamica di ioni e azioni sulle membrane cellulari, il rilevamento di effetti biologici in vitro, segue in maniera abbastanza analoga quelli in vivo, perché comunque è un primo test per evidenziare un fenomeno in maniera vistosa; ripeterli in vivo consente poi di verificare se il sistema è in grado di superare quegli effetti sulle cellule o poco o tanto, oppure mantenendo una sorta di efficacia negativa che deve essere appunto riscontrata. Tra l’altro si sta parlando di fenomeni e di studi che sono preliminari per il trasferimento sull’uomo.

Ricordo che vengono anche usati in terapia fisica e riabilitativa, quindi si tratta di effetti genotossici, effetti sul sistema immunitario, sulla proliferazione cellulare, danni sul corredo cromosomico. Cioè questo riguarda più o meno la suddivisione dell’attività tra i vari gruppi di ricerca in Italia. In particolare per quanto riguarda i meccanismi d’azione, i due gruppi principalmente impegnati in questo campo sono il Dipartimento di Ingegneria elettronica di Genova e quello di Ingegneria elettronica della “Sapienza” di Roma, che tentano di approfondire attraverso dei modelli e poi delle sperimentazioni su cellule per la verifica di quel modello di interazione. Tra l’altro sono studi molto importanti per capire in maniera complessiva l’andamento effettivo dell’interazione.

Per quanto riguarda il rilevamento degli effetti biologici in vitro, ricordo l’Istituto di Medicina Sperimentale di Roma, l’Istituto Superiore della Sanità, il Dipartimento di Fisica dell’università di Bologna, l’IRECE del CNR di Napoli, l’ARPA del Piemonte a Ivrea; recentemente anche da noi si sono attivati studi in vitro sui linfociti e sull’immunosorveglianza.

Per quanto riguarda in vivo sono sostanzialmente rilevanti sia per le alte frequenze, sia per le basse, i fattori di crescita, le risposte immunitarie e alcuni effetti funzionali specifici: in particolare c’è uno studio che stiamo facendo sull’eventuale danno parziale, recuperabile della coclea sul sistema uditivo.

Sostanzialmente attività di questo genere vengono fatte presso il nostro dipartimento, anche se altri gruppi si occupano parzialmente di studi in vivo all’Università di Modena e all’Università di Napoli. Però sostanzialmente vengono da noi, anche per gli strumenti che abbiamo per tali studi.

Noi recentemente ci siamo occupati dell’incidenza sulla proliferazione tumorale, danni eventuali sul sistema immunitario e anche effetti sulla spermatogenesi che erano già stati analizzati sempre nell’ambito dello studio del modello per quanto riguarda le frequenze dei 16 Hertz, che sono tra le altre cose presenti sui treni ad alte velocità. Questo, per esempio, è uno studio molto lungo che noi abbiamo fatto sul contributo alla proliferazione cellulare, che sono 7 esperimenti con parecchie decine e decine di animali, è uno studio simulante i laboratori esposti (6 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per 6 settimane), attraverso una serie di analisi è durato circa 2 anni e i risultati che su di questo abbiamo ricavato rispondono chiaramente soltanto a questo tipo di indagine, sostanzialmente si vede che gli esposti (gli animali che vengono esposti), il controllo (animali tenuti in stabulario senza muoverli, lasciandoli stare nelle condizioni abituali) e gli shams (animali messi nelle condizioni di esposizione però senza accendere il generatore), quindi con tutto lo stress derivante dall’esposizione; a chi fa per la prima volta gli questi esperimenti senza gli shams sembra di trovare qualcosa, poi mette gli shams insieme e si rende conto che lo stress è un fenomeno molto debilitante e quindi si tolgono degli effetti.

Ci sono poi funzionalità nucleare, feti sul metabolismo celebrale (questo riguarda i 900 megaHertz, in particolare la telefonia cellulare) e poi inizio di studi in vitro.

Per ultimo l’effetto del campo magnetico elf che permette di riparare fratture complesse, non curabili o di difficile curabilità, producendo dei risultati che sono significativi, che tra l’altro sono pubblicati e sono noti (è Ferrara che se ne occupa).

Poi ci sono gli effetti legati alla dosimetria, che è alla base di tutte queste attività, che consente di quantificare l’esposizione, di correlare un dato espositivo ad un effetto. C’è il gruppo dell’IRO di Firenze del CNR che ha fatto dei lavori molto interessanti, in particolare un tentativo di mettere a punto uno strumento di analisi dei dati di esposizione finalizzati alla conoscenza della reale esposizione negli studi epidemiologici. Se ne è parlato questa mattina: loro partecipano a questo gruppo di lavoro di questo progetto di studio epidemiologico, hanno fatto una serie di test di misura tramite l’uso di un sensorino molto piccolo in grado di misurare le tre componenti di un campo magnetico.

Infine, un altro dispositivo realizzato con il Dipartimento di Ingegneria consente di fare simulazioni di 900-1800 megaHertz: si studia come si distribuirebbe all’interno un campo elettromagnetico prodotto dall’antenna lup che simula un dispositivo cellulare ai fini di fare delle esposizioni controllate e verificare, per esempio, il danno sulla coclea o altro tipo di danno al metabolismo celebrale.

Infine, un banco di misura per teste di telefoni cellulari, consente di essere utilizzato per fantocci antropomorfi che riproducono la testa dell’uomo, su di questo ci sono molti dipartimenti di ingegneria e alcune strutture tecnologicamente rilevanti, come lo CSELT di Torino che sono in grado di fare queste simulazioni, partendo dalla simulazione di un dispositivo e verificando qual è la potenza dissipata all’interno del cervello.

Concludendo, c’è una forte richiesta dell’OMS che sollecita un approfondimento scientifico a livello internazionale organizzato, perché individua quelle incertezze su alcuni aspetti legati all’interazione che non si ritengono ancora acclarati proprio per le contrarietà dei risultati sperimentali e perché comunque alcuni risultati risalgono nel tempo quando ancora certe procedure sperimentali non erano messe a punto fino in fondo e ricordo tra le altre cose che il problema della percezione del rischio è un problema molto grave, cioè anche l’idea di stare in una situazione di rischio è un grave danno psicologico.

Io penso anche che ci sia una responsabilità di un’eccessiva drammatizzazione (ad esempio, recentemente c’è stato un episodio incredibile ad Orte, vicino a Roma, su un sistema di collegamento fra rete terrestre e rete satellitare con delle grandi parabole che sparavano verso l’alto, con la casa più vicina che stava a più di 300 m e il paese a 2 km, c’è stata una sollevazione popolare perché si è seminato un grave dubbio di rischiosità per loro, per la loro produzione, per i loro figli; è ovvio che si è creata una situazione abbastanza grave, c’è stata una commissione di esperti, chiamata dalla Regione, che dopo una serie di accertamenti, di sopralluoghi, non era ancora esistente l’impianto, studio di progetti che erano stati presentati, di progetti analoghi già funzionanti altrove, si era appurato che quel livello di esposizione era molto inferiore rispetto a quei 6 volt al metro che questa mattina si è detto essere una soglia di ottima sicurezza. Tuttavia sono rimasti problemi di ordine pubblico, perché perfino il Prefetto non è riuscito, mettendo tutti attorno ad un tavolo a risolvere questo problema. Tra l’altro, le persone che avevano inizialmente stimolato questa grande preoccupazione e che avevano fatto anche delle denunce, alla fine si sono ritirate, ma è rimasta questa movimentazione.

I protocolli sperimentali su invito dell’OMS devono essere ribattuti con controlli di qualità in cui livelli di esposizione sono controllati con errori non superiori al 30%, la presentazione dei dati è poi opportuno che venga fatta in luoghi dove è possibile discuterli, quindi anche chi trova risultati eclatanti sarebbe opportuno che non lo dicesse alla stampa, ma che venisse nei luoghi dove si dibattono i dati e li metta a confronto con gli altri; questa è una procedura scientifica internazionalmente riconosciuta. Tra l’altro al di là del malessere che uno può avere rispetto alla scienza e alla conoscenza, il TAR sicuramente è in grado di esprimere pareri di giudizio, non credo giudizi di merito legati alla terapia del cancro e del metodo Dibella, oppure al quanto male o a quanto poco male fanno i campi elettromagnetici, può intervenire su questioni di procedura, io ritengo, e che non sia il TAR l’organo competente per conoscere. Il fatto che ognuno adempia ad un suo ruolo in questa società complessa è importante anche ai fini della democrazia.

Concludo dicendo che ci sono anche dei fondi finalmente stanziati dal Ministero della Ricerca Scientifica che consentiranno 3 anni di attività a largo raggio per attività sia di approfondimento del tipo di danno che può essere fatto, sia per il miglioramento e la schermatura di tutte quelle sorgenti che possono essere inquinanti, che resta comunque un obiettivo di qualità importante, così come nei telefoni cellulari si è ridotta la potenza che viene dissipata nel cervello.