Scandalo rifiuti in Campania: in caso di nuova grave emergenza si “…..valorizzeranno” i responsabili

di Franco Ortolani

Poco dopo (10 Luglio 2008) l’emanazione del DL 90/08 scrissi una nota dal titolo “i decreti legge di maggio (n. 61 del 11 maggio 2007 e n. 90 del 23 maggio 2008) a chi servono?” nel quale evidenziavo che i provvedimenti di legge sono serviti solo a mantenere sempre uno stato di precarietà in modo che potesse sempre accadere una “riesplosione” della crisi ambientale.

Ricordiamo che il 23 maggio 2008 il governo Berlusconi aveva emanato il DL 90 che prescriveva (articolo 9) la realizzazione delle seguenti discariche per contribuire significativamente alla chiusura dell’emer-genza rifiuti:

1) Sant’Arcangelo Trimonte (BN) - Localita’ Nocecchie;

2) Savignano Irpino (AV) - Localita’ Postarza;

3) Serre (SA) - Localita’ Macchia Soprana;

4) Andretta (AV) - Localita’ Pero Spaccone (Formicoso);

5 e 6) Terzigno (NA) - Localita’ Pozzelle e localita’ Cava Vitiello;

7) Napoli - Localita’ Chiaiano (Cava del Poligono - Cupa del cane);

8) Caserta - Localita’ Torrione (Cava Mastroianni);

9) Santa Maria La Fossa (CE) - Localita’ Ferrandelle;

10) Serre (SA) - Localita’ Valle della Masseria.

Ripropongo, con gli aggiornamenti, la sintesi dell’articolo.

Le discariche 1 e 2 dell’elenco erano già individuate nel DL dell’11 maggio 2007.

Mentre il sito di Savignano Irpino non presenta particolari problemi geologici ed ambientali, la discarica di   S. Arcangelo Trimonte è ubicata in parte in area idonea geologicamente e in gran parte in area a rischio idrogeologico per frane secondo la competente Autorità di Bacino. Le due discariche hanno ancora pochi mesi di attività se qualche frana non mette fuori uso quella di S. Arcangelo Trimonte.

Il sito 3, Macchia Soprana nel Comune di Serre (SA) è già stato chiuso per saturazione dell’impianto.

Il sito 10, localita’ Valle della Masseria nel Comune di Serre (SA) è già stato oggetto di un tentativo di apertura di discarica nella primavera 2007 che fu bloccato dal Tribunale di Salerno. Durante la visita della Commissione UE è apparso evidente che i siti 3 e 10 non sono idonei geologicamente ed ambientalmente perché ubicati poco a monte della captazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua per l’irrigazione della Piana del Sele e dell’Oasi naturalistica di Persano. L’importanza strategica delle acque del Sele per l’ambiente e l’economia, nel rispetto della buona tecnica, della scienza, delle leggi ordinarie e del buon senso evidenzia palesemente che i siti non sono idonei e che è pura e demenziale follia il loro inserimento in un DL.

Il sito 4, localita’ Pero Spaccone sull’altopiano del Formicoso nel Comune di Andretta (AV) è già stato oggetto di un tentativo di realizzazione di discarica circa 10 anni fa. Si tratta di un altopiano argilloso in area altamente sismica che in seguito al terremoto del 1980 è stata interessata da evidenti deformazioni cosismiche rappresentate da fratture che interessavano il suolo e sottosuolo. Per tali caratteristiche il sito non offre garanzie di tutela ambientale e deve essere eliminato dall’elenco, come del resto prescrive anche la legge italiana.

I siti 5 e 6, localita’ Pozzelle (Cava SARI) e localita’ Cava Vitiello nel Comune di Terzigno (NA) come è noto si trovano nel Parco Nazionale del Vesuvio, Zona SIC e ZPS e in area notoriamente caratterizzata da vulcanismo attivo tanto è vero che alcune eruzioni eccentriche del 1760 sono avvenute da bocche apertesi a breve distanza. La legge italiana vieta la realizzazione di discariche in aree di vulcanismo attivo perché le marcate deformazioni del suolo metterebbero fuori uso le impermeabilizzazioni alla base dei rifiuti determinando inquinamento ambientale. La discarica in località Pozzelle è stata comunque attivata ed ha ancora alcuni mesi di attività. Per la Cava Vitiello la Commissione UE ha manifestato apertamente la motivata contrarietà aIla sua attivazione.

Il sito 7, Cava del Poligono in Cupa del Cane nel Quartiere Chiaiano del Comune di Napoli è stato attivato ed ha ancora alcuni mesi di attività. Tale discarica è ubicata nel Parco Regionale delle Colline e in area caratterizzata da non idoneità geologica, idrogeologica, geotecnica ed ambientale. Durante la costruzione sono stati commessi reati ambientali ben documentati.

Il sito 8, Cava Mastroianni in località Torrione nel Comune di Caserta è adiacente ad un’area caratterizzata da cave a fossa colmate di rifiuti (es. la discarica Lo Uttaro) e di accumuli di rifiuti sulla superficie del suolo che hanno già provocato l’inquinamento del suolo, sottosuolo e delle acque di falda, come evidenziato da indagini della Magistratura. La Cava Mastroianni è una cava a fossa con il fondo costituito da rocce permeabili; l’isolamento previsto alla base dei rifiuti non può essere credibilmente garantito per un periodo superiore a 15 anni. Il riempimento della cava, in tale quadro, determinerebbe un ulteriore inquinamento della sottostante falda (a 10 - 15 m di profondità rispetto al fondo cava) che è ampiamente utilizzata nelle aree circostanti. Il sito non è palesemente idoneo per la realizzazione della discarica. Il sito è solo da bonificare.

 

Il sito 9, localita’ Ferrandelle nel Comune di Santa Maria La Fossa (CE) si trova nella parte centrale della pianura del Volturno caratterizzata da suoli fertilissimi, da una falda molto superficiale (a profondità variabile da 1 a 3 metri dal piano campagna) e da un sottosuolo costituito da sedimenti accumulatisi nelle ultime migliaia di anni, molto soffici e soggetti a rapide e consistenti deformazioni quando sono sottoposti a carichi. Tale area rappresenta un monumento ambientale per le particolari risorse naturali e produttive. La discarica già realizzata dal Commissario di Governo De Gennaro ha provocato un serio inquinamento ambientale, come evidenziato dalla magistratura.

Con ordinanza successiva è stata ordinata la realizzazione di un’altra discarica a San Tammaro, nei pressi di Ferrandelle in un sito non idoneo per le caratteristiche geologiche, idrogeologiche, geotecniche e ambientali che non può essere usato per la realizzazione di una discarica che garantisca il rispetto delle leggi, della salute dei cittadini e delle risorse idriche superficiali e sotterranee.

Come sempre nella storia dei 15 anni di emergenza rifiuti di stato i 10 siti indicati nel DL 90 sono spuntati dal nulla; non discendono da un quadro conoscitivo di tutte le aree geologicamente ed ambientalmente idonee dell’intera Campania per la realizzazione di discariche.

 

Benché sia stato evidenziato che nella regione vi sono decine di aree naturalmente idonee per la realizzazione di discariche e che queste devono essere valutate da esperti multidisciplinari e da personaggi credibili tecnicamente, politicamente e amministrativamente, i responsabili politici e amministrativi dello scandalo rifiuti si sono sempre guardati bene dal seguire un percorso ispirato alla buona tecnica, alla scienza, al rispetto delle leggi ordinarie e del buon senso.

Nella nota misi in evidenza che il DL 90/08 sembrava dettato, ancora una volta, dalla palese volontà di non chiudere definitivamente l’emergenza rifiuti rimandandone la soluzione dal momento che le oggettive considerazioni ambientali esposte evidenziavano le criticità ambientali di quasi tutti i siti individuati senza una preventiva ed adeguata indagine. Sottolineai anche che era semplice prevedere che dopo alcuni mesi si sarebbero saturate le discariche e la Campania si sarebbe trovata in una nuova ciclica emergenza ambientale.

La nota del 10 luglio 2008 (quasi due anni fa) si chiudeva con la considerazione che la gestione governativa dell’emergenza rifiuti era funzionale solo a tenere ancora in vita lo stato di emergenza ambientale.

Se dopo 15 anni di costose attività non è stato risolto il problema del ciclo dei rifiuti in Campania la responsabilità è solo dei Governi che si sono succeduti.

Alcuni giorni fa la delegazione della commissione bicamerale d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo di rifiuti ha effettuato sopralluoghi nei siti delle discariche di Ferrandelle, San Tammaro e Villa Literno e una serie di audizioni con i prefetti di Napoli e Caserta, con il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore e il suo collega di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo. Pecorella, presidente della commissione, ha affermato che "C'è una sacca illegale nella quale c'è la criminalità ma anche all'interno del sistema legale c'è la presenza permanente di comportamenti illegali, dunque non è soltanto la criminalità esterna a inquinare il ciclo dei rifiuti". ''Nei due giorni di permanenza a Caserta abbiamo avuto la conferma di una situazione che complessivamente è da considerare da disastro ambientale''.

Sbaglio o le affermazioni dei membri della commissione equivalgono al riconoscimento che per 15 anni i Governi Italiani hanno tenuto in vita e finanziato profumatamente una specie di “struttura deviata”? Certamente non per risolvere i problemi dei cittadini campani né per tutelare l’ambiente e le risorse naturali di importanza strategica né per garantire la piena occupazione, la tutela degli ecosistemi e della biodiversità. In sostanza la commissione ha riconosciuto che i cittadini campani rappresentano la parte lesa dell’operazione “emergenza rifiuti” e che i responsabili di 15 anni di disastri ambientali sono i rappresentanti delle istituzioni pubbliche  e delle strutture governative.

La scorsa settimana Daniele Fortini, amministratore delegato di Asia-Napoli spa (Azienda speciale igiene ambientale) e presidente di Federambiente ha lanciato lallarme sull’ipotesi di una nuova emergenza rifiuti in Campania dichiarando che “A Napoli la situazione e’ molto pericolosa e se per la primavera 2011 non saranno attivate soluzioni e’ possibile un nuovo collasso”. “L’impiantistica di supporto e’ in ritardo, non basta un solo termovalorizzatore, e stiamo esaurendo le discariche”. Circa i rifiuti imballati Pasquale De Stefanis, dell’unita’ tecniche e tecnologie ambientali dell’Enea, ha ricordato l’ingorgo in cui si trova l’inceneritore di Acerra: ”Quelle eco-balle, che erano arrivate a circa 6 milioni di tonnellate, sono Cdr (Combustibile derivato da rifiuti) di bassa qualità. Sono troppo umide”. Per entrambi non c’è che una soluzione: nuovi inceneritori!

Ma che novità! Ma chi ha ordinato che nell’inceneritore di Acerra si bruciassero le balle fuori legge? Certamente non i cittadini ma Prodi prima e Berlusconi poi sovvertendo le prescrizioni della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente che obbligava a bruciare solo CDR prodotto nel rispetto della legge.

L'eredità di 15 anni di Regime Emergenziale consiste in circa 10-18 mesi di autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti ai ritmi attuali per ciascuna Provincia.

L'inceneritore di Acerra, nel rispetto delle vigenti leggi, non è sicuro che funzionerà dopo il collaudo.
Gli inceneritori previsti dal DL 90/08 molto difficilmente saranno realizzati.

Le discariche attive di S. Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino, Chiaiano e Terzigno SARI sono in via di esaurimento (entro 6-7 mesi).

La Provincia di Salerno non ha alcuna discarica e quella prevista a Valle Masseria di Serre difficilmente si realizzerà perchè in sito non idoneo dal punto di vista ambientale e socio-economico.

La mia convinzione è che anche il DL che dichiara finita l'emergenza, così come è stato impostato, preannuncia una nuova crisi per l'anno prossimo.

Del resto anche il DL 90/08 serviva solo a dare una apparente soluzione senza modificare l’aspetto strutturale dell’emergenza rifiuti.

Ai responsabili istituzionali dell’emergenza rifiuti non importa niente della salute dei cittadini e della conservazione delle risorse naturali (acqua, suolo) di importanza strategica per l’assetto socio-economico della regione.

Anche gli amministratori locali, come tanti elementi senza radici, hanno finora abbandonato cittadini e risorse ambientali, naturali e produttive alla mercè di interessi economici parassitari di lobbies estranee alla regione che hanno prosperato, insieme con gruppi e personaggi di vario tipo, grazie all’abuso, incontrastato, dei poteri speciali commissariali che hanno consentito di usare disinvoltamente ingenti cifre di denaro pubblico, senza rispettare le leggi normali che regolamentano le spese pubbliche, e per di più senza risolvere il problema della raccolta, differenziazione, riciclo e smaltimento dei rifiuti come prescritto da una undecennale legge.

Dal momento che vaste aree pianeggianti e densamente abitate come la Piana del Sele, l’Agro nocerino-sarnese, la pianura del nolano e del Volturno, la pianura del Garigliano non hanno territorio idoneo per discariche e impianti da realizzare in sicurezza preservando le risorse idriche, ambientali e produttive, l’azione pubblica deve necessariamente tendere a:

 

1) Sostenere un progetto speciale che riduca drasticamente i rifiuti da accumulare in discarica avviando una raccolta selezionata e facilitando imprese di trasformazione e riciclaggio dei materiali riutilizzabili; l'avvio di imprese con adeguati sostegni economici e tecnici sarebbe auspicabile per garantire che i rifiuti verranno selezionati e avviati al riutilizzo. Si darebbe lavoro duraturo perché i rifiuti si produrranno sempre.
2) Individuare a scala regionale tutti i siti idonei per la ubicazione di impianti (discariche per RSU, discariche per rifiuti speciali, pericolosi ecc. (perché la Campania non ha discariche per tali rifiuti). Dopo 15 anni di emergenza rifiuti nessuno ha mai fatto questa individuazione!

Questi sono due esempi di contenuto qualificante; entro 18 mesi le Province di Caserta e Napoli e tutta la Regione si avvierebbero all'autosufficienza e rientrerebbero nelle leggi nazionali ed europee relative al ciclo dei rifiuti.

Per raggiungere tali obiettivi si deve usare ogni mezzo legale, anche l’esercito e le forze che possono garantire il controllo del territorio; non, come è stato fatto, per picchiare i cittadini che da tempo evidenziavano i guai che solo ora la Commissione bicamerale d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo di rifiuti ha scoperto con sorpresa.

Fortini e gli altri personaggi, vecchie volpi camuffate da allocchi, fautori dell’emergenza continua e delle azioni militari per imporre soluzioni utili alle lobbies-cricche parassitarie e dannose per il territorio e per la salute dei cittadini devono rendersi conto che il loro giochetto è diventato vecchio e che non ha futuro! Sotto la protezione di chi sperano di continuare a spremere altro denaro pubblico? Non scherziamo più con il fuoco! A proposito di fuoco, l’unica valorizzazione che possono avere le loro malsane idee è la “valorizzazione termica”.

 

Franco Ortolani

Ordinario di Geologia

Università di Napoli Federico II