Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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Operazione GRANDE MURAGLIA

CARABINIERI DEL N. O. E. SGOMINANO TRAFFICO DI RIFIUTI TRANSFRONTALIERI CON LA CINA E L’ASIA : 13 MISURE CAUTELARI ESEGUITE IN TUTTA ITALIA.

In data odierna, nell’ambito di una vasta operazione eseguita dal Comando CC Tutela Ambiente (NOE Reggio Calabria) si è proceduto all’esecuzione di n. 13 misure cautelari emesse dal Tribunale di Palmi (RC) – Ufficio G.I.P. – su richiesta della locale Procura della Repubblica - nei confronti di un sodalizio criminoso operante nel traffico transnazionale di rifiuti che aveva le sue basi logistico – organizzative a Gioia Tauro (RC), Salerno, Roma e Bari.

L’attività si è sviluppata a seguito di articolate indagini svolte dal NOE di Reggio Calabria dalla quale è emersa l’esistenza di una organizzazione ramificata sul territorio nazionale ed all’estero, dedita da anni ad attività illecite relative ad un traffico transfrontaliero di rifiuti consistenti prevalentemente in plastiche, cartoni e cartaccia da macero, da destinare, alla produzione industriale nei Paesi europei, africani ed asiatici, con particolare riferimento alla Repubblica Popolare Cinese, attribuendo – autonomamente - lo status di materia prima secondaria (M.P.S.) in luogo di quello di rifiuto.

Nella gestione illegale del settore sono state individuate due strategie operative poste in essere dagli indagati:
• trasformare solo a livello “cartolare” i rifiuti in M.P.S. ;
• effettuare false operazioni di recupero per dissimulare vere e proprie forme di smaltimento.
In entrambi i casi l’organizzazione, tendeva a sminuire e legalizzare il proprio operato finalizzati ad evidenziare la lecità delle loro attività eliminando contemporaneamente il problema dello smaltimento dei “rifiuti”: tutto ciò veniva supportata da copiosa documentazione tesa a rendere difficoltosa, specie nell’Autorità di controllo, la percezione del fenomeno realizzando in tal senso una fitta rete dove tutti (produttori, trasportatori, intermediari, recuperatori) si accordavano ed attestavano vicendevolmente di trattarsi di una regolare compravendita di materie prime che hanno un notevole mercato all’estero.
In tal senso i rifiuti perdevano la loro identità e non venivano più gestiti in ottemperanza alla vigente normativa ma con fatture commerciali e documenti di accompagnamento che di fatto hanno sostituito formulari e registri di carico e scarico.

Tali rifiuti pericolosi , rivenduti come materie plastiche, giunti in Oriente dal porto di Gioia Tauro (RC) provenienti da Salerno ove avveniva il materiale stivamento dei rifiuti in plastica provenienti da più parti, venivano sottoposti a nuova lavorazione che ne faceva perdere le caratteristiche originari di rifiuto facendole assumere la conformazione di “materia prima” riutilizzata successivamente per prodotti finiti in plastica , riesportate in Europa sotto varie forme e generi ( giocattoli, suppellettili da arredamento, piatti e bicchieri, edilizia, etc. etc.)
Tra gli arrestati anche due cittadini originari della Repubblica Popolare Cinese che avevano il compito in Italia, per conto di società cinesi operante nel settore della plastica, di individuare i rifiuti che meglio potevano essere passati per materie prime nonché preoccuparsi dell’organizzazione del trasporto nei paesi di origine.
In relazione alle indagini in premessa il Tribunale di Palmi (RC) emetteva ordinanza di custodia cautelare recante l’applicazione di misure personali nei confronti di n. 13 soggetti (n. 5 misure in carcere, n. 5 agli arresti domiciliari, n. 3 obbligo di presentazione alla p.g.) tutti resisi responsabili , a vario titolo , dei reati di cui :

- agli artt. 81, 416 c.p. ( associazione a delinquere ) perché si associavano allo scopo di commettere delitti concernenti il traffico illecito organizzato di rifiuti anche pericolosi, la falsificazione di documenti di trasporto dei predetti rifiuti e false dichiarazioni alle amministrazioni provinciali per ottenere l’iscrizione all’Albo dei recuperatori, per un traffico ammontante a circa 2.648 tonnellate di rifiuti per un conseguente giro di affari illecito stimato nel periodo delle indagini pari a 397.000,00 euro;
- p. e p. dagli artt.81, 110, c.p. e art.260 d.lgs. 152/2006 ( Attività organizzate per il traffico organizzato di rifiuti ) perché, in concorso tra loro con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di conseguire un ingiusto profitto consistente nel non dover supportare i costi dovuti ordinariamente per il recupero dei rifiuti presso siti all’uopo autorizzati, con più operazioni e attraverso l’allestimento di aziende, di mezzi e di documenti comprovanti che i carichi in esportazione fossero materie prime secondarie estranee alla disciplina del citato decreto, organizzavano, cedevano, ricevevano, trasportavano o, comunque, gestivano abusivamente ed esportavano ad Hong Kong e Repubblica Popolare Cinese ed altre destinazioni dell’Estremo Oriente ed Europee, ingenti quantitativi di rifiuti anche pericolosi per un traffico accertato di circa 2.648 tonnellate di rifiuti, arrecando un danno economico all’Erario attraverso l’evasione dell‘ IVA ;

- p.p. dall’art.259 d.lgs. 152/2006 (Traffico illecito di rifiuti) perché effettuavano spedizioni di rifiuti in Cina e Hong – Kong costituenti traffico illecito ai sensi del vigente regolamento CEE

- p. e p. dall’art. 483 c.p. (falso ideologico commesso da privato in atto pubblico) perché, nelle qualità sopra indicate, effettuavano false dichiarazioni nelle bollette doganali di esportazione di beni delle società interessate ai trasporti attestando la spedizioni di materie plastiche e cascami d’acciaio, anziché rifiuti anche pericolosi.