 T.A.R. TOSCANA, Sez. II n. 335 del 17 febbraio 2011
T.A.R. TOSCANA, Sez. II n. 335 del 17 febbraio 2011
Elettrosmog. Prescrizioni di piano e regolamento
Sono illegittime le prescrizioni di piano e di regolamento che si sostanziano in limiti alla localizzazione ed allo sviluppo della rete per intere zone, per di più con scelta generale ed astratta ed in assenza di giustificazioni afferenti alla specifica tipologia dei luoghi o alla presenza di siti qualificabili per destinazioni d’uso come sensibili
N. 00335/2011 REG.PROV.COLL.
 N. 01681/2008 REG.RIC.
 
 REPUBBLICA ITALIANA
 IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
 
 Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana
 
 (Sezione Seconda)
 ha pronunciato la presente
 SENTENZA
 
 sul ricorso numero di registro generale 1681 del 2008, proposto dalla
 Telecom Italia S.p.A., in persona del legale rappresentante pro tempore, dott.  Guglielmo Bove, rappresentata e difesa dagli avv.ti Stefano Grassi, Filippo  Lattanzi e Clelia Vitocolonna e con domicilio eletto presso lo studio del primo,  in Firenze, c.so Italia n. 2
 contro
 Comune di Poggibonsi, non costituito in giudizio
 
 per l’annullamento,
 
 previa sospensione dell’esecuzione,
 
 - del provvedimento del Comune di Poggibonsi – Sportello Unico per le Attività  Produttive, prot. n. PR08-0022835 del 31 luglio 2008, pervenuto alla ricorrente  l’8 agosto 2008, recante motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza  autorizzatoria presentata per l’installazione di una stazione radio base,  divenuto provvedimento definitivo di rigetto in data 28 agosto 2008;
 
 - dell’allegato parere del Settore Qualità Urbana del Comune di Poggibonsi, prot.  n. 165/08 del 18 luglio 2008;
 
 - dell’art. 17 delle N.T.A. del regolamento urbanistico del Comune di  Poggibonsi;
 
 - di ogni atto connesso, presupposto o conseguente.
 
 
 Visti il ricorso ed i relativi allegati;
 Vista l’istanza di sospensione degli atti impugnati, formulata in via  incidentale dalla ricorrente;
 Vista l’ordinanza n. 998/2008 del 31 ottobre 2008, con cui è stata accolta  l’istanza cautelare;
 Vista la memoria conclusiva depositata dalla ricorrente;
 Visti tutti gli atti della causa;
 
 Nominato relatore nell’udienza pubblica del 26 ottobre 2010 il dott. Pietro De  Berardinis;
 
 Uditi i difensori presenti della parte costituita, come da verbale;
 
 Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue:
FATTO e DIRITTO
 1. La Telecom Italia S.p.A. espone di aver presentato in data 19 maggio 2008  allo Sportello Unico delle Attività Produttive del Comune di Poggibonsi una  richiesta di autorizzazione all’installazione di una stazione radio base, da  realizzare in via Lombardia n. 4.
 
 1.1. Sebbene l’A.R.P.A.T. avesse espresso parere favorevole all’installazione  dell’impianto per gli aspetti ambientali, il Settore Qualità Urbana del Comune  esprimeva in data 18 agosto 2008 avviso contrario, in ragione del contrasto  dell’intervento proposto con l’art. 17, comma 8, delle N.T.A. del regolamento  urbanistico comunale. Pertanto, il S.U.A.P. del Comune di Poggibonsi, con atto  prot. n. PR08-0022835 del 31 luglio 2008, comunicava alla richiedente la  sussistenza di motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza, evidenziati nel  succitato parere, precisando inoltre che, decorsi venti giorni dal ricevimento  dell’atto senza l’invio di chiarimenti da parte della Telecom Italia S.p.A. o la  richiesta di convocazione di una conferenza di servizi, la comunicazione de qua  avrebbe acquisito il valore di provvedimento negativo definitivo.
 
 1.2. Avverso l’ora vista nota del S.U.A.P., divenuta dopo il decorso del termine  assegnato di venti giorni diniego definitivo all’installazione dell’impianto,  nonché il parere del Settore Qualità Urbana del Comune di Poggibonsi alla stessa  allegato e l’art. 17 delle N.T.A. del regolamento comunale, è insorta la società  esponente, impugnandoli con il ricorso in epigrafe e chiedendone l’annullamento,  previa sospensione cautelare.
 
 1.3. A supporto del ricorso la società ha dedotto le seguenti censure:
 
 - violazione degli artt. 4 e 8 della l. n. 36/2001, del d.P.C.M. 8 luglio 2003 e  degli artt. 86 e ss. del d.lgs. n. 259/2003, eccesso di potere per motivazione  irrazionale, contraddittoria ed insufficiente, e violazione di precedenti  pronunce giurisprudenziali rese sulla medesima disciplina regolamentare, in  quanto i Comuni potrebbero prevedere nei regolamenti urbanistici solo criteri  localizzativi e non limiti generalizzati alla localizzazione degli impianti di  telecomunicazioni, non essendo consentito suddividere il territorio comunale in  aree in cui la localizzazione stessa è radicalmente interdetta: il diniego  gravato si baserebbe, invece, su una norma regolamentare (art. 17 delle N.T.A.)  illegittima, perché prescrittiva di limiti alla localizzazione e non di meri  criteri localizzativi, come, peraltro, già rilevato da questo Tribunale in  precedenti pronunce rese sulla medesima questione;
 
 - violazione dell’art. 87 del d.lgs. n. 259/2003 e dell’art. 10-bis della l. n.  241/1990, nonché eccesso di potere per irrazionalità manifesta e difetto di  presupposto, poiché nella fattispecie per cui è causa si sarebbe formato il  silenzio assenso, non avendo la comunicazione dei motivi ostativi un’efficacia  sospensiva del relativo termine di novanta giorni previsto dall’art. 87, comma  9, cit..
 
 2. Il Comune di Poggibonsi, pur evocato, non si è costituito in giudizio.
 
 2.1. Nella Camera di consiglio del 30 ottobre 2008 il Collegio, ritenuto il  diniego impugnato privo di motivazione chiara ed adeguata, in quanto facente  riferimento ad una disposizione regolamentare che contempla plurime e differenti  fattispecie, con ordinanza n. 998/2008 ha accolto la domanda di sospensione  degli atti impugnati.
 
 2.2. In vista dell’udienza pubblica, la ricorrente ha depositato una memoria  nella quale, ricapitolati i fatti di causa, ha insistito per l’accoglimento del  ricorso.
 
 2.3. All’udienza pubblica del 26 ottobre 2010 la causa è stata trattenuta in  decisione.
 
 3. Il ricorso è fondato e deve essere accolto, per le ragioni di seguito  esposte.
 
 3.1. Va premesso, al riguardo, che il quadro normativo di riferimento è  costituito dalla l. n. 36/2001 (legge quadro sulla protezione dalle esposizioni  a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici), la quale all’art. 4, comma 1,  assegna allo Stato la determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di  attenzione e degli obiettivi di qualità, mentre all’art. 8, comma 6, assegna ai  Comuni il potere di adottare un regolamento al fine di assicurare il corretto  insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare  l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Dal canto suo, il  d.lgs. n. 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche) all’art. 86, comma  3, assimila “ad ogni effetto” le infrastrutture di reti pubbliche di  comunicazione alle opere di urbanizzazione primaria di cui al d.P.R. n.  380/2001, rendendo applicabile la relativa disciplina. Il successivo art. 87  disciplina i procedimenti di autorizzazioni relative alle infrastrutture di  comunicazione elettronica per impianti radioelettrici (compresa l’installazione  di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM/UMTS),  stabilendo al comma 9 che le istanze di autorizzazione e le denunce di attività  previste dal medesimo articolo si intendono accolte qualora entro novanta giorni  dalla presentazione del progetto e della relativa domanda, fatta eccezione per  il dissenso di cui al comma 8 (il “dissenso motivato” a fronte di una decisione  positiva assunta dalla conferenza di servizi) non sia comunicato un  provvedimento di diniego. L’art. 90 dispone che gli impianti di reti di  comunicazione elettronica ad uso pubblico, ovvero esercitati dallo Stato, e le  opere accessorie occorrenti per la funzionalità di tali impianti hanno carattere  di pubblica utilità, ai sensi del d.P.R. n. 327/2001. Da ultimo, l’art. 17,  comma 8, delle N.T.A. del regolamento urbanistico del Comune di Poggibonsi  (norma con la quale contrasta l’intervento proposto dalla ricorrente, e che  viene invocata nel parere negativo del Settore Qualità Urbana posto a base del  diniego del S.U.A.P.), vieta l’installazione di impianti trasmittenti per il  sistema radiotelevisivo e la telefonia mobile: 1) nelle zone classificate A, B,  C, D, F ai sensi del d.m. n. 1444/1968; 2) in una fascia di rispetto di mt. 300  dal perimetro delle zone di cui al punto precedente; 3) in una fascia di  rispetto di mt. 300 da edifici destinati alla presenza umana per oltre 4 ore al  giorno; 4) in una fascia di mt. 1.000 da altri impianti; 5) nelle zone boscate;  6) nelle fasce di rispetto stradale; 7) negli ambiti di reperimento di aree  protette di interesse locale.
 
 3.2. In materia di dislocazione sul territorio delle stazioni radio base (d’ora  in avanti: S.R.B.), vi è, in giurisprudenza, un indirizzo consolidato, basato  sulla nozione di “rete di telecomunicazione”, la quale, per definizione, postula  una distribuzione capillare nei diversi punti del territorio: la nozione ha  portato all’assimilazione (recepita, si è visto, dall’art. 86, comma 3, del  d.lgs. n. 259/2003) delle infrastrutture di reti pubbliche di telecomunicazione  alle opere di urbanizzazione primaria, poste al servizio dell’insediamento  abitativo di cui seguono lo sviluppo, con il corollario che l’installazione di  tali manufatti risulta compatibile con qualsiasi destinazione di zona. Da ciò,  l’affermazione della costante giurisprudenza, secondo cui sono illegittime le  prescrizioni di piano e di regolamento che si sostanziano in limiti alla  localizzazione ed allo sviluppo della rete per intere zone, per di più con  scelta generale ed astratta ed in assenza di giustificazioni afferenti alla  specifica tipologia dei luoghi o alla presenza di siti qualificabili per  destinazioni d’uso come sensibili (cfr., ex multis, C.d.S., Sez. VI, 3 giugno  2010, n. 3492, con i richiami giurisprudenziali ivi menzionati).
 
 3.3. Una recente decisione (C.d.S., Sez. VI, 6 settembre 2010, n. 6473) ha  esaurientemente riportato le motivazioni sottese alle pronunce giurisprudenziali  di illegittimità della suddivisione del territorio in “aree sensibili”, in  funzione della procedura ex art. 87 del d.lgs. n. 259/2003. In particolare, ove  il regolamento comunale suddivida il territorio in tre tipi di aree  (maggiormente idonee, di attenzione e sensibili), esso è illegittimo per  contrasto con il d.lgs. n. 259/2003, che non consente ai Comuni di estendere le  proprie competenze sino a selezionare le aree del territorio, individuandone  solo alcune come idonee ad ospitare gli impianti: ciò, perché l’installazione di  impianti di telecomunicazione si deve ritenere consentita in generale  sull’intero territorio comunale, in modo da poter realizzare, con riferimento a  quelli di interesse generale, un’uniforme copertura di tutta l’area comunale  interessata (C.d.S., Sez. VI, 28 marzo 2007, n. 1431; id., 23 giugno 2008, n.  3133). Tale orientamento si fonda sull’esigenza, tenuta ben presente dalla  giurisprudenza, di trovare un punto di mediazione ordinata, onde evitare che le  competenze di cui sono titolari i Comuni nella materia in esame si esplichino in  ambiti, diversi da quelli strettamente urbanistici, riservati ad altri Enti  (cfr. C.d.S., Sez. VI, n. 6473 del 2010, cit.).
 
 3.4. Su analoga posizione è attestata anche altra recentissima decisione  (C.d.S., Sez. VI, 20 ottobre 2010, n. 7588), la quale ha evidenziato come nella  scelta dei criteri di insediamento degli impianti si debba tener conto del fatto  che la “rete di telecomunicazione” richiede per definizione una capillare  diffusione sul territorio, segnatamente nei casi di telefonia mobile, che alla  debolezza del segnale di antenna associa un rapporto di maggiore contiguità  delle singole S.R.B.; l’assimilazione alle opere di urbanizzazione primaria  implica, poi, che le infrastrutture di rete debbano essere poste al servizio  dell’insediamento abitativo, e non essere dallo stesso avulse. Ne discende che  la determinazione dei limiti di localizzazione degli impianti non può tradursi,  per il suo carattere generalizzato e per il suo riferirsi al dato oggettivo  dell’esistenza di insediamenti abitativi, in una misura surrettizia di tutela  della popolazione dalle immissioni radioelettriche, anche perché siffatta tutela  è riservata dall’art. 4 della l. n. 36/2001 allo Stato, attraverso  l’individuazione di limiti di esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di  qualità, da farsi con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su  proposta del Ministro dell’Ambiente di concerto con quello della Salute. Se  quindi, ex art. 8, comma 6, della l. n. 36/2001, i Comuni possono adottare un  regolamento al fine di un corretto insediamento urbanistico e territoriale degli  impianti e di minimizzare l’esposizione delle persone ai campi elettromagnetici,  la giurisprudenza è costante nell’affermare che ne debbono discendere regole  comunali ragionevoli, motivate e certe, poste a presidio di interessi di rilievo  pubblico (ad es., la presenza di siti che, per la loro destinazione d’uso,  possano essere considerati particolarmente sensibili alle immissioni), e non un  divieto generalizzato di installazione in identificate zone urbanistiche  (C.d.S., Sez. VI, 15 luglio 2010, n. 4557). Se ne desume, tra l’altro, che  l’Amministrazione comunale – nel pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione  ex art. 87 del d.lgs. n. 259 cit. – non può limitarsi alla mera ricognizione  della disciplina del P.R.G. sui siti di localizzazione preferenziale degli  impianti, attribuendo ad essa valore cogente ed inderogabile, ma deve verificare  (anche attraverso adeguata istruttoria) l’idoneità della localizzazione a  soddisfare lo sviluppo di rete prefigurato dal gestore di telefonia mobile, con  riferimento alla stessa presenza e distribuzione della popolazione sul  territorio cui deve garantirsi il servizio di telefonia in discorso (C.d.S.,  Sez. VI, n. 7588 del 2010, cit.).
 
 4. Alla luce della normativa di riferimento e del consolidato indirizzo  giurisprudenziale formatosi in materia ed ora riportato, non può che concludersi  per l’illegittimità del diniego opposto dal S.U.A.P. all’istanza di  autorizzazione avanzata dall’odierna ricorrente. Come già rilevato da questo  Tribunale in sede cautelare in un altro contenzioso avente del pari ad oggetto  l’art. 17, comma 8, delle N.T.A. del regolamento urbanistico del Comune di  Poggibonsi (T.A.R. Toscana, Sez. I, ord. 4 luglio 2007, n. 609/2007), tale  disposizione è illegittima in quanto detta un divieto generalizzato di  installazione degli impianti e li relega nelle zone agricole e ad una distanza  di più di mt. 300 dal perimetro delle zone territoriali omogenee, così  oltrepassando la potestà assegnata al Comune dall’art. 8, comma 6, della l. n.  36/2001. Il Collegio condivide integralmente siffatta valutazione, ritenendo,  per l’effetto, fondato il primo motivo di gravame e poiché la disposizione in  discorso forma oggetto anch’essa di impugnazione (unitamente all’atto  applicativo), non può esimersi dall’annullarla, al pari del diniego del S.U.A.P.  e del parere negativo sul quale il diniego stesso si basa.
 
 4.1. Non può essere condiviso, invece, l’altro rilievo avanzato dalla società  ricorrente e dedotto con il secondo motivo, in base al quale, nella vicenda in  esame, sull’istanza di autorizzazione si sarebbe formato il silenzio assenso ex  art. 87, comma 9, del d.lgs. n. 259/2003. Il Collegio, infatti, condivide  l’indirizzo giurisprudenziale secondo cui, contrariamente alla tesi sostenuta  nel ricorso, la disciplina sulla comunicazione dei motivi ostativi  all’accoglimento dell’istanza dettata dall’art. 10-bis della l. n. 241/1990 ha  portata generale e deve ritenersi applicabile anche al procedimento  autorizzatorio di cui all’art. 87 del d.lgs. n. 259/2003, non sembrando  ragionevole replicare che verrebbero frustrate le finalità di accelerazione:  l’applicazione dell’art. 10-bis cit. comporta, invero, un’interruzione per il  solo periodo di tempo usato dal richiedente per formulare le sue osservazioni,  altrimenti comporta un’interruzione di soli dieci giorni, con un allungamento  dei tempi procedimentali controbilanciato dalla funzione di garanzia per il  soggetto che aspira ad una certa utilità (cfr. T.A.R. Veneto, Sez. III, 7 maggio  2008 , n. 1256; T.A.R. Campania, Napoli, Sez. VII, 7 maggio 2008, n. 3524).  Neanche si può condividere l’assunto per cui, al fine di impedire la formazione  del silenzio assenso, il Comune deve entro novanta giorni dalla presentazione  dell’istanza autorizzatoria far pervenire al richiedente la risposta negativa:  appare conforme al principio della natura ricettizia dei provvedimenti  limitativi della sfera giuridica dei privati ex art. 21-bis della l. n.  241/1990, e comunque più ragionevole (per l’esigenza di evitare il formarsi di  titoli abilitativi in carenza dei relativi requisiti, solo a causa degli  eventuali disservizi del servizio postale), ritenere che il provvedimento  inibitorio sia tempestivo ove emanato entro il suindicato termine di novanta  giorni (arg. ex T.A.R. Campania, Napoli, Sez. VII, 3 marzo 2009, n. 1217). Ne  discende la tempestività, nel caso in esame, del diniego di autorizzazione,  intervenuto prima del perfezionarsi del termine ex art. 87, comma 9, del d.lgs.  n. 259/2003.
 
 5. In definitiva, il ricorso è fondato, attesa la fondatezza del primo motivo, e  va accolto. Per l’effetto si devono annullare il diniego frapposto dal S.U.A.P.  all’istanza di autorizzazione, il parere negativo del Settore Qualità Urbana del  Comune di Poggibonsi, allegato al diniego e parte integrante di esso, e l’art.  17, comma 8, delle N.T.A. del regolamento urbanistico del predetto Comune.
 
 6. Le spese seguono la soccombenza e vengono liquidate come da dispositivo.
 P.Q.M.
 Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana (Sezione Seconda), così  definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie  e per conseguenza annulla gli atti impugnati, come specificato in motivazione.
 
 Condanna il Comune di Poggibonsi al pagamento in favore della ricorrente di  spese ed onorari di causa, che liquida in via forfettaria in complessivi €  3.000,00 (tremila/00), più accessori di legge.
 
 Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’autorità amministrativa.
 
 Così deciso in Firenze, nella Camera di consiglio del giorno 26 ottobre 2010,  con l’intervento dei magistrati:
 
 Maurizio Nicolosi, Presidente
 Bernardo Massari, Consigliere
 Pietro De Berardinis, Primo Referendario, Estensore
 
 L'ESTENSORE
IL PRESIDENTE
 
 
 DEPOSITATA IN SEGRETERIA
 Il 17/02/2011
 
                    




