di Luca RAMACCI
Dieci anni, nel tempo del Web, sono un’eternità. Avevo pensato a qualche forma di festeggiamento di questo importante anniversario, ma ho poi pensato che il miglior regalo è esserci ancora.
Qualche riflessione e qualche ricordo sono però necessari, soprattutto per chi segue Lexambiente da poco.
Questo sito è nato per caso. A Venezia, dove lavoravo, nel piccolo negozio del Signor De Vecchi, concessionario di Flashnet, dal quale avevo acquistato un accesso (allora solo telefonico) ad internet. Un giorno tra marzo e aprile del 1998.
Occupandomi di diritto ambientale già da qualche anno, mi resi conto che non c’erano siti dedicati alla materia e me lo lasciai scappare anche con il De Vecchi, che suggerì di creare un sito giuridico che fosse anche il sito della Procura Circondariale di Venezia.
Nacque così l’idea del (banalissimo e scontato) nome “Diritto e Ambiente” poi più o meno riciclato in altre forme da tanti altri siti. Occorreva però trovare, mi disse De Vecchi, un nome di dominio. Non sapevo cosa fosse e mi venne spiegato, aggiungendo che doveva essere corto e facilmente memorizzabile. C’era con me un collega, Michele Maturi, che senza nemmeno pensarci disse: “Lexambiente”. E così fu. Il nome di dominio venne subito utilizzato da tutti per identificare il sito che divenne semplicemente Lexambiente.
Non sapevo neppure da dove cominciare e De Vecchi mi offrì gratuitamente, oltre allo spazio su un server e a tutto il resto, anche la paziente collaborazione dei suoi tecnici, che stressai non poco per imparare quelle quattro istruzioni che mi avrebbero consentito di inserire autonomamente ogni mese i contenuti nella mia nuova rivista elettronica. Il logo me lo fece l’amico Edoardo Murgo che fin dai tempi del liceo era appassionato alla grafica e alla pittura.
Era nata così un’iniziativa, rivelatasi poi rivoluzionaria, che aveva lo scopo di condividere, gratuitamente, le conoscenze comuni in materia di diritto ambientale superando i tempi ed i limiti delle riviste su carta e consentendo a tutti di manifestare liberamente la propria opinione.
L’idea funzionava, come dimostrava non solo l’aumento esponenziale dei visitatori e del materiale inviato, ma anche il quantitativo di imitazioni messe in piedi da chi era allettato, soprattutto, dalla possibilità di ricavare soldi con la pubblicità o usare le informazioni gratuite come tramite per la vendita di beni o servizi, abbonamenti ed altro.
E questa è stata per me la cosa più divertente, mettere gratis online quello che altri si affannavano a vendere (o ad offrire come regalo esclusivo ma a condizione che poi si comprasse qualcosa). Quasi tutti sparivano dopo un po’ mentre altri, più furbi, assestavano anche i contenuti pubblicati in modo da attirare specifiche fasce d’utenza interessate a determinati “prodotti”.
E’ gente brava, che riesce a vendere roba pescata in giro nella Rete (anche qui in Lexambiente) guadagnando, credo, molti soldi, visto che mantenere un sito costa poco o niente.
E’ la pura verità. Lexambiente, così come lo vedete oggi, vi piace? Ebbene, mi costa meno di 500 (cinquecento) euro l’anno!
Faccio tutto da solo, la redazione, alla quale molti di voi scrivono, non esiste e non serve, io non sono il direttore di nessuno e le uniche spese sono quelle per il server.
Certo, se non praticassi la materia da oltre venti anni e non avessi acquisito qualche rudimento di informatica avrei qualche difficoltà in più e, se esistessero finanziamenti non solo per chi fa l’imprenditore o il piazzista telematico, ma anche per chi offre servizi gratuiti a giuristi, professionisti ed università (anche all’estero) potrei rendere Lexambiente ancora migliore.
Ma pare che le cose che costano poco non siano gradite. Vi racconto questa.
Anni orsono, su richiesta di un conoscente, partecipai con Lexambiente ad una iniziativa che vedeva coinvolti altri soggetti, pubblici e privati, e che si proponeva di archiviare online tutta la normativa ambientale dei singoli paesi dell’Unione Europea. Era un progetto finanziato con fondi pubblici. Mi chiesero di quantificare i costi per gli aspetti che mi riguardavano e, tenendomi molto “largo” dovendo prevedere l’aiuto di altre persone (che non andavano comunque retribuite), quantificai i costi in un paio di milioni di lire prevedendo l’utilizzazione di software open source e la facilità nel reperire e catalogare il materiale. Il progetto non ottenne alcun finanziamento perché, mi dissero non senza imbarazzo, costava troppo poco…. A me sembrava tantissimo, anche se allora, nemmeno con un grande sforzo di fantasia, avrei potuto prevedere di leggere sui giornali che un portale (Italia.it) pare sia costato ai contribuenti 35,9 milioni di euro!
Questo sito, con il suo archivio di circa 4.000 documenti quotidianamente aggiornato è, comunque, un punto di riferimento in ambito comunitario e, da qualche tempo, anche in altri continenti, come attestano i contatti avuti con studiosi degli Stati Uniti, del Giappone e del Sud America (l’ultimo a linkarci è un sito di giuristi del Portorico). Il forum è animato da un nucleo nutrito di esperti che manifesta ogni giorno il proprio impegno, rispondendo ai quesiti e dibattendo appassionatamente sui temi più disparati e la corrispondenza via e-mail, iniziata in quel lontano 1998, non è mai finita.
Mi pare, in definitiva, di poter spegnere queste dieci candeline con la convinzione di aver raggiunto lo scopo
Ringrazio quindi tutti quanti ci hanno seguito in questi dieci anni. L’avventura di Lexambiente continua….
Sono riuscito a ritrovare, nei meandri del Web, un “reperto archeologico” . Eccolo