Un buon segnale
di Luca RAMACCI
pubblicato sul Corriere della Sera - Corriere del mezzogiorno 28 marzo 2006
Nei giorni scorsi è iniziata una nuova telenovela sull’energia.
Da un lato Enel e Confindustria (con il controcanto dei sindacati che si
preoccupano per i posti di lavoro) spingono per non ridurre il carbone
utilizzato per la produzione di energia elettrica, dall’altro il Piano
energetico ambientale regionale ( Pear) che, invece, prevede un ricorso maggiore
al gas.
Se quelle dell’Assessore all'Ambiente Michele Losappio non sono solo chiacchiere
di politico ed il Pear è, effettivamente, “un'idea di governo dei problemi
energetici dei prossimi dieci anni” la cosa non pare di poco conto.
E’ infatti sempre più raro vedere amministrazioni locali che concretamente
spendono le loro energie per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Troppo spesso le pubbliche amministrazioni, Stato in testa, lavorano non poco di
fantasia per favorire la grande industria e prendere in giro i cittadini con
operazioni di facciata di nessuna efficacia concreta.
Tanto per non rimanere sul vago, basta guardare al passato recente.
Il “testone unico ambientale” figlio di quella che è stata ribattezzata
“pornolegge delega” è stato bloccato (per quanto?) dal Quirinale ed ha suscitato
scandalizzate reazioni.
In una manciata di mesi sono state riscritte le più importanti leggi ambientali,
senza alcun riguardo per il popolo inquinato e tanta attenzione alle imprese. Lo
ha detto, in modo molto chiaro, il Presidente della Conferenza delle Regioni che
ha dichiarato: ”Tra le tante riserve di merito ne cito alcune: la volontà di far
uscire dal ciclo dei rifiuti una parte di lavorazioni e di farlo per lo più con
intese dirette tra produttori e Ministero rischia di provocare ulteriori
problemi sul territorio…”.
Tra i sistemi utilizzati per trasformare i rifiuti in qualcosa d’altro uno,
molto efficace, è quello della trasformazione in combustibile per la produzione
di energia.
In questi casi il problema energetico viene sempre considerato, ma nel modo
sbagliato.
In Puglia, però, una volta tanto che un’amministrazione regionale sembra
guardare al futuro con occhi diversi, si scatena la solita discussione.
Il carbone è più buono del gas, costa meno.
Il Co2 dipende dal traffico, la produzione di energia non si può fermare ed è
indispensabile. E via dicendo.
Ma è proprio così? Il carbone costa meno agli utenti o solo al produttore?
E’ o non è il combustibile fossile che produce più quantitativi di CO2? A queste
domande non vengono mai fornite risposte chiare.
E’ da augurarsi, anche per il nostro bene, che la Regione Puglia prosegua
nell’intento di limitare l’impatto ambientale della produzione energetica
favorendo il ricorso alle fonti rinnovabili, prime fra tutte l’energia solare e
quella eolica.
Quando si parla di fonti rinnovabili qualcuno storce il naso. pensando a sistemi
poco efficaci che interessano solo gli ambientalisti irriducibili, mentre si
tratta di una realtà.
Al profano, che subisce le scelte di pochi non disinteressati, sembra però che
manchi il coraggio e la voglia di favorire effettivamente la ricerca e
incentivare il ricorso alle energie alternative.
Sperando che Vendola e i suoi contraddittori trovino una soluzione equilibrata
al problema che ora li occupa, cominciamo almeno a sperare. Con una piccola
ricerca in Internet andiamoci a leggere gli articoli sul progetto di centrale
eolica “KWG (Kate wind generator)” e leggiamoci le email di denuncia, sempre più
numerose, che parlano della misteriosa sparizione del prototipo di auto ad aria
compressa. Forse le cose cominciano a cambiare.
Luca RAMACCI