di Luca RAMACCI
pubblicato nella rubrica "Ecolex" ne La Nuova Ecologia Maggio 2008
Un caso emblematico è quello disposizioni sugli effluenti da allevamento.
Le deiezioni animali sono infatti causa di fenomeni di inquinamento rilevanti e la fantasia degli allevatori nel mascherare gli scarichi abusivi da “fertirrigazione” non ha limiti.
Con insolita saggezza il legislatore prevedeva, però, la assimilazione alle acque reflue domestiche degli effluenti provenienti da allevamenti che, per le loro caratteristiche, non costituiscono un rischio per l’ambiente.
Questa assimilazione, però, era sottoposta a rigorosi requisiti, verificabili con un minimo di attenzione da parte dei controllori.
Era infatti stabilito che gli effluenti venissero destinati all’utilizzazione agronomica in conformità alla disciplina regionale (a sua volta fissata in base a criteri e norme tecniche generali indicate dalla legge) e che i soggetti interessati disponessero di almeno un ettaro di terreno agricolo in rapporto al peso vivo del bestiame allevato, calcolato in base ai parametri indicati in una specifica tabella allegata al “testo unico”.
Questa soluzione consentiva di trattare gli scarichi dei grandi allevamenti per quello che sono e, cioè, come scarichi industriali a tutti gli effetti, equiparando agli scarichi domestici solo quelli degli allevamenti dove la diretta connessione con l’attività agricola era palese.
Questa soluzione, evidentemente, non era gradita ai grandi allevatori e così, con un bel colpo di penna, nel correttivo del 2008 tutti gli effluenti di allevamento, senza nessuna distinzione, sono stati equiparati alle acque reflue domestiche.
Anche se, nella pratica, rimangono ampi spazi per applicare comunque le sanzioni previste dalla normativa sui rifiuti, resta sempre un bel regalo.
Luca RAMACCI