Tollerare l’Ilva e dirsi Europei è un ossimoro
di Gianfranco AMENDOLA
pubblicato sul il Fatto Quotidiano del 2 luglio 2024
Come può definirsi “europeo” uno Stato che da anni viola gli obblighi comunitari a tutela di ambiente e salute, e addirittura emana leggi nazionali proprio per eluderli?
Il caso dell’acciaieria ILVA di Taranto è veramente emblematico. Nonostante numerose condanne in sede europea e i sequestri disposti dalla magistratura, infatti, il nostro paese si è inventato di tutto per consentire la prosecuzione della sua attività in cambio di promesse non mantenute e di termini non rispettati.
L’unica cosa certa è che l’ILVA uccide: nel rapporto del 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, si legge che “l'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, ha compromesso la salute delle persone e violato i diritti umani per decenni scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico. I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura. Le attività di bonifica e bonifica che avrebbero dovuto iniziare nel 2012 sono state posticipate al 2023, con l'introduzione da parte del Governo di appositi decreti legislativi che consentono all'impianto di continuare a funzionare. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha concluso che l'inquinamento ambientale continuava, mettendo in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell'intera popolazione residente nelle aree a rischio”. Senza dimenticare che, oltre a proroghe, ammorbidimenti e rinvii, l’Italia ha addirittura riconosciuto, per legge, l’immunità amministrativa e penale alle persone incaricate di garantire il rispetto delle prescrizioni in materia ambientale; giungendo, nel 2023 a sancire, per legge, che i grandi impianti industriali possono continuare ad inquinare purchè adottino un “modello organizzativo idoneo a bilanciare” gli interessi economici dell’impresa con i diritti alla salute ed all’ambiente: formulazione evidentemente del tutto astratta, molto ampia e talmente generica da apparire sostanzialmente inesistente e non verificabile. E non solo: perché, in tal caso, se vi è stato un sequestro di stabilimento (o parti di esso) di interesse nazionale, il giudice deve disporre comunque la prosecuzione senza scadenza dell’attività tramite amministratore giudiziario purchè siano state adottate misure con cui “si ritiene realizzabile” (ovviamente dalla impresa) questo bilanciamento tra salute ed economia. Questa volta insorgeva anche la Corte costituzionale la quale, pochi giorni fa, ha dichiarato la incostituzionalità di questa legge perché prevede proroghe senza scadenza, aggiungendo che le misure da adottare dovranno, comunque, “tendere a realizzare un rapido risanamento della situazione di compromissione ambientale o di potenziale pregiudizio alla salute determinato dall’attività delle aziende sequestrate”, e non invece “a consentirne indefinitamente la prosecuzione attraverso un semplice abbassamento del livello di tutela di tali beni”. Contestualmente, il 25 giugno 2024, la Corte europea di Giustizia sconfessava pesantemente il nostro legislatore affermando, con riferimento proprio all’ILVA, che la normativa europea deve essere interpretata nel senso che “essa osta a una normativa nazionale ai sensi della quale il termine concesso al gestore di un'installazione per conformarsi alle misure di protezione dell'ambiente e della salute umana previste dall'autorizzazione all'esercizio di tale installazione è stato oggetto di ripetute proroghe, sebbene siano stati individuati pericoli gravi e rilevanti per l'integrità dell'ambiente e della salute umana”, aggiungendo che “qualora l'attività dell'installazione interessata presenti tali pericoli”, la normativa europea “esige, in ogni caso, che l'esercizio di tale installazione sia sospeso”.
Una ultima osservazione: come è noto, dal 2022 l’art. 41 della Costituzione è stato integrato nel senso che “l’iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi .. in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all’ambiente”, aggiungendo che “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. Come si concilia con queste leggi che, invece, consentono di svolgere impunemente attività industriali micidiali per la dignità umana, la salute e l’ambiente?